“Come affrontare adeguatamente le esigenze dell’Europa in termini di infrastruttura digitale?”: questo il titolo del whitepaper pubblicato dalla Commissione europea lo scorso febbraio su cui è stata aperta una consultazione – che si è chiusa il 30 giugno – per preparare il terreno alle prossime azioni politiche e normative, al fine di facilitare e accelerare la realizzazione delle reti a banda ultralarga, spingere la diffusione delle nuove tecnologie e attrarre capitali.
I contributi dell’Italia
Secondo quanto risulta a CorCom sono 22 i contributi pervenutu dall’Italia, fra associazioni, aziende e altri soggetti interessati a dire la propria. E il nostro Paese è quinto per quantità dopo Germania, Francia, Spagna e Belgio (ma va ricordato che il Belgio è sede delle principali associazioni). Il Governo ha presentato le proprie proposte e osservazioni con un’azione coordinata Mimit-Dipartimento Trasformazione digitale.
Nuove regole per abbattere la frammentazione
In occasione di Telco per l’Italia, Franco Accordino – Head of Unit Investment in High-Capacity Networks della Commissione europea – ha ricordato come una delle azioni messe nero su bianco nel Libro bianco sia “promuovere un vero mercato unico digitale con un quadro normativo e di regolamentazione adattato alle reti full-fibre e gigabit, riducendo la frammentazione del settore”. Fra le azioni in campo “andare oltre la regolamentazione ex-ante in tutte le aree in cui il mercato funziona correttamente e gli utenti finali possono beneficiare di una varietà di servizi concorrenti. Naturalmente, sarebbe compito dei regolatori nazionali monitorare il grado di concorrenza, adattando il proprio approccio alle varie situazioni di mercato delle differenti regioni”.
L’Italia auspica “più coraggio”
Il Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti chiede però “più coraggio” all’Europa. “L’impressione è che tutti vogliano il mercato unico ma pochi propongano strade per arrivarvi in tempi rapidi”.