LA LETTERA

Italia a 1 Giga, Fibercop si candida a subentrare a Open Fiber



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La società della rete scorporata da Tim invia una dichiarazione al Governo Meloni, poi riportata dai media: “Pronti ad assumere la responsabilità esecutiva dell’intero perimetro di ciascuno dei lotti”

Pubblicato il 9 apr 2025



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Fibercop ha detto al governo italiano di essere pronta a prendere in mano il lavoro di copertura in fibra assegnato ad Open Fiber per accelerare sul piano per la banda ultralarga finanziato con i fondi del Pnrr e su cui l’Italia ha accumulato un ritardo. Lo riporta l’agenzia di informazione Reuters sulla base di una lettera visionata dai suoi giornalisti e inviata da FiberCop all’esecutivo Meloni.

“Alla luce anche dei dati più recenti disponibili sull’andamento dei lotti si chiede di valutare favorevolmente l’ipotesi di una riassegnazione equa e funzionale attraverso un processo di subentro, che consenta di dare piena attuazione agli obiettivi europei sul Piano Italia 1 Giga”, si legge nella lettera.

Italia a 1 Giga, Fibercop pronta a subentrare a Open Fiber

Gli ultimi dati del governo mostrano che il nostro Paese ha investito nella copertura in fibra circa la metà dei fondi messi a disposizione, al di sotto degli obiettivi.

Fibercop e Open Fiber si sono aggiudicate la gara per cablare circa 3,4 milioni di edifici in tutta Italia entro la fine di giugno 2026 nell’ambito di un programma da 3,4 miliardi di euro volto a implementare reti a banda larga ultraveloci. Ma l’obiettivo raggiunto è finora di 1,5 milioni di edifici raggiunti con la banda ultralarga e Open Fiber, che ha più civici da collegare, è in ritardo rispetto a FiberCop.

Nella lettera al governo italiano Fibercop si mette a disposizione per prendere in mano l’intero progetto di lancio della fibra e aiutare l’Italia a raggiungere gli obiettivi concordati con la Commissione europea. La società della rete si è detta pronta, “nell’ambito di eventuali accordi amministrativi e contrattuali da definire nel rispetto della normativa applicabile, ad assumere la responsabilità esecutiva dell’intero perimetro di ciascuno dei lotti del Piano Italia a 1 Giga”.

Dagli uffici della presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata la conferma in merito alla ricezione della lettera di Fibercop, ma non sono seguiti ulteriori commenti.

La partita della rete unica

Fibercop è stata scorporata l’anno scorso da Tim e venduta a un consorzio guidato da Kkr (37,8%), tra cui il Ministero dell’economia italiano. Open Fiber è al 60% di proprietà di Cassa depositi e prestiti (Cdp) e il fondo australiano Macquarie detiene il resto.

Sia Fibercop che Open Fiber sono, quindi, sostenute dallo Stato italiano e il governo sta prendendo in considerazione una potenziale combinazione delle rispettive infrastrutture di rete.

Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, l’esecutivo italiano starebbe esaminando due ipotesi: una vera e propria rete unica, frutto della fusione integrale delle due società, comprese le aree nere; la cessione delle aree nere di Open Fiber (pressoché in sovrapposizione con quelle di FiberCop) a Macquarie (che detiene il 40% di OF) e la successiva fusione delle aree grigie e bianche con Fibercop.

Questa seconda opzione garantirebbe sinergie inferiori, ma un processo di approvazione più agevole da parte di Bruxelles.

I ritardi nei Piani per la banda ultralarga

I dati resi noti l’anno scorso da Infratel sui piani banda ultralarga fissa e mobile finanziati con i fondi Pnrr restituiscono un quadro a luci e ombre. Se i target relativi ai piani per la connettività di scuola, isole minori e 5G Backahuling hanno ampiamente scavallato il 50%, per il Piano Italia a 1 Giga, che riguarda la banda ultralarga nelle aree grigie, la percentuale si attesta al 29% e per il 5G Densificazione la quota è del 21%.

Nel dettaglio, ammontano a 1 milione i civici connessi nelle aree grigie, pari al 29% del target su un totale di poco più di 3,5 milioni di civici da raggiungere. Migliore il dato per la Sanità connessa, che si attesa al 39%.

Infratel parla, complessivamente, di “un grande risultato frutto del lavoro di squadra su tutti i Piani legati al Pnrr, anche in settori fondamentali come il lavoro, la scuola e la sanità”, ma, considerato che manca meno di un anno e mezzo alla deadline di giugno 2026, quella del Pnrr, c’è ancora molto lavoro da fare.

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