BANDA ULTRALARGA

Italia a doppia faccia: crescita record delle reti in fibra, ma abbonati al palo

È quanto emerge dalle rilevazioni dell’Ftth Council Europe a firma di iDate. Dopo la Francia registriamo il maggior aumento di abitazioni cablate. Ma su 39 Paesi presi in esame ci piazziamo al 34mo posto per numero di utenti nonostante un +45%. Il presidente di Open Fiber, Bassanini: “Evidenti benefici dal modello wholesale only”

Pubblicato il 23 Apr 2020

Questa è una didascalia di prova

L’Italia è il secondo Paese in Europa per crescita delle infrastrutture in fibra Ftth/B. È quanto emerge dal report 2020 Market Panorama –  realizzato da iDate e presentato dall’Ftth Council Europe – che scatta la fotografia a settembre 2019. Con 1,9 milioni di abitazioni cablate in più in un anno ci aggiudichiamo dunque la medaglia d’argento per la crescita, dietro alla Francia (+3,5 milioni) e prima della Spagna (+1,5 milioni). Ma la medaglia è a doppia faccia: sui 39 Paesi presi in esame nel report ci piazziamo al 34mo posto per numero di abbonati alla fibra, di fatto in coda alla classifica. Ma fanno peggio di noi Germania e Regno Unito, rispettivamente al 36mo e 37mo posto.

In totale, nei 39 Paesi europei, ammontano a 172 milioni le case cablate, sono 19 i Paesi che contano oltre 2 milioni di abitazioni ultrabroadband, e gli abbonati alla fibra sono aumentati del 15% raggiungendo quota 70,4 milioni. La copertura nell’Europa a 39 è aumentata quasi del 50% mentre se si stringe il cerchio all’Europa a 28 si scende al 39,4%.

Sul fronte delle sottoscrizioni è la Francia a guidare la classifica con 1.923.000 nuovi abbonamenti Ftth/B e la Spagna è arrivata seconda aggiungendo 1.650.820 nuovi abbonati. Anche altri Paesi hanno registrato un aumento eccezionale del loro numero di abbonati come Grecia (+285%), Irlanda (+185%), Svizzera (+176%), Belgio (+111%) e Italia (+45,3%). Una crescita che però non basta all’Italia per piazzarsi nella parte alta della classifica.

Per la prima volta l’Islanda detronizza la Lettonia e si piazza in vetta sul fronte Ftth un tasso di penetrazione del 65,9%, la Lettonia è quinta (53,9%). Al secondo posto la Bielorussia (62,8%), poi la Svezia (56,8%) che guadagna la terza posizione a danno della Spagna (54,3%) che scende al quarto posto.

È interessante notare  – si legge nel report .che le tecnologie in fibra sono state in continua evoluzione negli ultimi anni con una predominanza dell’architettura Ftth su Fttb (60% vs 40%). I fornitori di servizi Internet “alternativi” continuano a costituire la maggior parte dei player Ftth/B, con un contributo di circa il 56% dell’espansione totale della fibra. Il 41% delle case è passato da ex operatori storici a Olo. Questo numero – sottolinea iDate – si evolverà anche poiché alcuni di questi ultimi hanno modificato la propria strategia implementando più soluzioni Ftth, migrando dalle reti a a base di rame e via cavo esistenti verso la fibra e stanno persino intensificando lo spegnimento del rame. Anche il ruolo dei governi e delle autorità locali sta aumentando, sia direttamente firmando accordi con gli attori delle telecomunicazioni, sia tramite fondi pubblici.

“L’infrastruttura digitale affidabile e affidabile non ha mai avuto un ruolo cruciale come oggi collegando le famiglie, consentendo attività commerciali e lavoro da casa. La connettività ad altissima capacità non è solo una missione fondamentale in tempi di crisi, ma sarà anche fondamentale per la ripresa economica e la transizione verso un’economia verde sostenibile e sostenibile”, sottolinea Erzsébet Fitori, direttore generale dell’Ftth Council Europe. “Gli investimenti competitivi in ​​reti ad altissima capacità dovrebbero pertanto rimanere una priorità politica elevata e non vediamo l’ora di lavorare con le istituzioni UE, i governi nazionali e le Autorità per rimuovere le barriere burocratiche e di altro genere. L’accesso a reti a capacità molto elevata è più rapido e più vantaggioso in termini di costi per tutti”.

A commentare i dati anche il presidente di Open Fiber Franco Bassanini: “Il nostro Paese è partito in ritardo rispetto ad altri nella realizzazione e nell’utilizzo di questo tipo di infrastruttura, soprattutto a causa della prolungata assenza di investimenti sulle reti di accesso fisso. L’ingresso di nuovi operatori come Open Fiber ha cambiato la situazione e i risultati si iniziano a vedere”. “Open Fiber dalla sua nascita ha sempre sostenuto l’importanza della concorrenza infrastrutturale nel settore delle telecomunicazioni, un assetto di mercato che sta già portando vantaggi a tutti i cittadini e iniziando a colmare il digital divide, anche nelle zone rurali e più remote del Paese – continua Bassanini –. Il modello wholesale only si è dimostrato, infatti, il più adatto a garantire l’accesso alla rete in forma neutrale e non discriminatoria a tutti gli operatori con evidenti benefici per i consumatori in termini di pluralità e ricchezza dei servizi disponibili”.

Agcom: linee oltre i 30 Mb/s sono il 55% del totale broadband e ultrabroadband

Sono stati presentati oggi anche i risultati dell’Osservatorio trimestrale Agcom aggiornati a fine dicembre 2019. Se nel dicembre del 2015 quasi il 90% degli accessi alla rete fissa era in rame, dopo quattro anni questi sono scesi al 47,2% (con una flessione di 8,92 milioni di linee). Nello stesso periodo sono cresciuti gli accessi tramite altre tecnologie qualitativamente migliori, in particolare quelle in tecnologia Fttc (+6,70 milioni di unità), Ftth (+900 mila) e Fwa (+ 590mila). Tale dinamica – evidenzia l’Osservatorio-  si riflette in un aumento delle prestazioni in termini di velocità di connessione: le linee con velocità superiore ai 30 Mbit/s in quattro anni sono passate infatti dall’8,1% (dicembre 2015) ad oltre il 55% del totale delle linee broadband e ultrabroadband, Il quadro competitivo vede Tim quale maggiore operatore con il 43,5%, seguito da Vodafone con il 16,4%, e da Fastweb e Wind Tre con quote comprese tra il 14 ed il 15% circa.

I RISULTATI DELL’OSSERVATORIO TRIMESTRALE AGCOM

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