L'EDITORIALE

La grande confusione sulla rete unica di Tlc. Cosa sta succedendo?

Continuano a rimbalzare le ipotesi sulle modalità di integrazione degli asset fra Tim e Open Fiber. Oggi è la volta di Cdp “garante”, ma al contempo in casa Enel spuntano i fondi

Pubblicato il 16 Giu 2020

fibra-ottica

Se c’è una certezza è l’incertezza. Le ipotesi su come si farà – se si farà – la rete unica di Tlc continuano a proliferare. Anche se a dirla tutta sembra un gioco dell’oca che torna sempre al punto di partenza. È notizia di oggi, un’indiscrezione – perché oramai si va avanti a suon di rumors – di un ruolo centrale di Cassa Depositi e Prestiti in qualità di garante della nuova realtà in cui dovrebbero confluire gli asset infrastrutturali di Tim e Open Fiber. La proprietà della rete resterebbe in capo a Tim, che su questo punto non intende mollare e sarebbe Cdp, nel suo doppio ruolo di azionista di entrambe le aziende, a garantire la terzietà e la neutralità delle operazioni.

Di contro proliferano le indiscrezioni sulla discesa in campo dei fondi esteri in casa Open Fiber: dopo quelle relative a Kkr che pare sarebbe interessato a rilevare una quota intorno al 20-25% mettendo anch’esso i piedi in due scarpe (o forse la stessa scarpa in chiave prospettica) – considerato che il fondo americano ha in mano in esclusiva il dossier FiberCop (la newco in cui sarà conferita la rete secondaria di Tim, il cui valore  è stimato a 7,5 miliardi) – è notizia di oggi l’interesse da parte di Macquarie. Il fondo australiano, scrive il quotidiano La Repubblica, avrebbe già depositato un’offerta per acquisire addirittura il 50% di Open Fiber. Su questo fronte Enel con una nota puntualizza che “in relazione ad alcune indiscrezioni comparse in data odierna sugli organi di stampa, Enel  informa che il Consiglio di Amministrazione della Società, nella seduta del 10 giugno 2020, ha ricevuto un’informativa in merito ad un’offerta non vincolante presentata da parte di Macquarie Infrastructure Real Asset avente ad oggetto l’acquisizione da parte di Mira, in tutto o in parte, del 50% del capitale di Open Fiber posseduto da Enel. In tale sede, il Consiglio di Amministrazione ha preso atto dell’informativa ricevuta, rimanendo in attesa di essere aggiornato circa i successivi sviluppi”.

Il tutto mentre la compagnia guidata da Elisabetta Ripa continua a incassare partnership di valore: appena messa a segno quella con i francesi di Orange. La divisione Business services utilizzerà la fibra dell’operatore wholesale per il debutto in Italia sul fronte banda ultralarga e per lanciare una serie di servizi digitali avanzati in chiave smart city. E Sky annuncia oggi ufficialmente la propria offerta ultrabroadband facendo leva proprio sulla partnership siglata con Open Fiber già nel 2018. Peraltro sul tema della rete unica l’Ad di Sky Maximo Ibarra ha detto che “la proprietà della newco wholesale non deve essere in capo a un player verticalmente integrato

Insomma come andrà a finire è difficile dirlo. E sulla strada restano comunque due ostacoli e il maggiore checché se ne dica non è tanto quello della governance ma quello del valore degli asset, quelli di rete. Enel, azionista al 50% con Cdp di Open Fiber, a ragion veduta nel caso di “cessione” vorrà più che valorizzare l’investimento fatto, soprattutto se andrà a Tim la quota di maggioranza della proprietà. E il numero uno dell’azienda Francesco Starace, di “accrocchi societari” – così si è espresso in varie occasioni – non vuole saperne, Restano sulla strada anche le divergenze ai piani alti: nei giorni scorsi il presidente di Open Fiber Franco Bassanini in una nota ha duramente replicato al presidente di Tim Salvatore Rossi in merito alla “questione” della competizione di mercato e del ruolo svolto da OF in questi anni.

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