IL BIENNIO 2024-2026

Open Fiber, Gola e Ciocca al timone. Sul tavolo il dossier rifinanziamento



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Dopo il via libera di Cassa depositi e prestiti quello dell’Assemblea della wholesale company. Confermati anche cda e collegio sindacale. Secondo indiscrezioni stampa la società dovrà mettere sul piatto altri 2,2 miliardi per portare la banda ultralarga nelle aree remote

Pubblicato il 12 nov 2024



fibra, banda ultralarga, ultrabroadband, connettività, internet, digitale

L’Assemblea di Open Fiber ha rinominato per gli esercizi 2024 – 2026 il Consiglio di amministrazione attualmente in carica, confermando Paolo Ciocca come presidente, Gianluca Ricci come vicepresidente e Giuseppe Gola quale amministratore delegato e direttore generale. Il cda per gli esercizi 2024 – 2026 è dunque composto da Ciocca, Ricci, Gola e Manuela Carra, Giovanni Ferigo, Peter Mark Horrobin e Alessandro Tonetti.

L’Assemblea di Open Fiber ha confermato anche il Collegio sindacale, composto da Angelo G. Colombo (presidente), Simona Arduini e Silvio Salini (sindaci effettivi).

Nei giorni scorsi il Consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti aveva designato Giuseppe Gola e Paolo Ciocca nel ruolo rispettivamente di amministratore delegato e presidente di Open Fiber, confermando gli attuali vertici nell’ambito del rinnovo del cda della wholesale company.

Open Fiber conferma il cda. Sul tavolo, il rifinanziamento

Il primo dossier sul tavolo di Open Fiber sarà quello del rifinanziamento: secondo indiscrezioni di stampa l’azienda avrebbe bisogno di ulteriori 2 miliardi di euro per portare la fibra ottica nelle aree remote. L’obiettivo è coprire 2,2 milioni di numeri civici grigi entro giugno 2026, in modo da poter usare 1,8 miliardi dal Pnrr e 770 milioni di fondi propri. Un obiettivo non facile perché molti – circa 200.000 – dei civici da raggiungere si trovano in zone impervie, mentre 46.000 sono già stati sostituiti e altri 110-120.000 potrebbero esserlo.

Se l’Ue non approvasse questo schema, si potrebbe rinegoziare una riduzione di 100.000 civici (secondo La Repubblica, 150.000 secondo Il Sole24Ore). Il governo intanto ha stanziato 660 milioni per le aree bianche, dopo che Open Fiber ha rivisto i costi al rialzo. Con questi accordi, le banche potrebbero finanziare 1,1 miliardi, mentre i due azionisti Cdp (60%) e Macquarie (40%) potrebbero apportare circa 900 milioni.

Piano Italia a 1 Giga, la situazione sui civici di prossimità

Va ricordato che a fine ottobre Infratel ha pubblicato l’esito della consultazione sul Piano Italia a 1 Giga da cui emerge che la quantità dei civici di prossimità che si potranno cablare con risorse pubbliche è inferiore a quella dei non ammissibili, e sono tutti in capo a Open Fiber. Nel dettaglio si tratta di 49.617 civici non ammissibili a finanziamento pubblico (con fondi Pnrr) e 46.443 ammissibili. La mappatura frutto della consultazione Infratel ha mirato a individuare i cosiddetti civici di prossimità non finanziabili a seguito delle interlocuzioni con la Commissione europea che hanno sortito in parte lo “stralcio” dell’emendamento approvato nell’ambito del decreto Pnrr che consentiva a Open Fiber e Fibercop di sostituire alcuni civici per un errore nella mappatura iniziale (dopo le interlocuzioni con l’Europa sono finiti fuori dal computo dei finanziamenti pubblici i civici localizzati entro 50 metri da una rete esistente nonché quelli già cablati).

Tutti i 96.060 civici di prossimità mappati dalla nuova consultazione sono in capo a Open Fiber, aggiudicataria del piano Italia a 1 Giga insieme con Fibercop, e riguardano le regioni dei lotti aggiudicati alla compagnia guidata da Giuseppe Gola, ossia Puglia, Toscana, Lazio, Sicilia, Emilia-Romagna, Campania, Friuli-Venezia Giulia e Veneto e Lombardia. In Lombardia la situazione più critica: i civici non ammissibili a finanziamento pubblico sono 11.239 e quelli ammissibili 4.538. Nel Lazio situazione ribaltata: gli ammissibili sono 12.818 contro 6.528 non ammissibili.

Accordo strategico Open Fiber-Fibercop?

La cancellazione dei civici non raggiungibili nelle aree grigie avvantaggerebbe soprattutto Open Fiber e in misura inferiore Fibercop, dando a entrambi gli operatori maggiori possibilità di completare i rispettivi piani di investimento entro la scadenza di giugno 2026″, è il commento degli analisti di Intermonte. “I ritardi di OF non riguardano soltanto le aree grigie ma anche quelle bianche (dove risulta ad oggi completato l’86% dei comuni, con 5,14 milioni di unità immobiliari “vendibili”, circa l’82% del target di 6,26 milioni), mentre nelle aree nere ricordiamo le ultime schermaglie tra OF e Fibercop sulle 600mila da affittare a Tim”.

Gli analisti notano anche che “Secondo recenti indiscrezioni di stampa, non è escluso un accordo tra Fibercop e un partner di OF per subaffittare a Tim i propri accessi in queste aree, mentre OF avrebbe recapitato a Tim un’offerta interessante con prezzi molto competitivi (circa 10,5 euro/linea/mese) rispetto a quelli applicati di OF”.

Il commento di Intermonte prosegue: “Nel complesso, i ritardi nelle aree bianche e grigie e i contrasti in corso nelle aree nere potrebbero indurre il governo a trovare in fretta un accordo strategico tra Fibercop e OF per evitare duplicazioni di investimenti e spreco di fondi pubblici, nonché dissinergie nell’implementazione della fibra. Un accordo commerciale o una combinazione societaria entro 30 mesi dal closing dell’acquisizione di FiberCop da parte di Kkr (fine dicembre 2026), evento che consentirebbe a Tim di incassare un earnout fino a 2,5 miliardi di euro (pari al 75% delle sinergie industriali), già parzialmente incorporato al 50% nel nostro TP di 0.38 euro su Tim”.

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