E’ il 2019 l’anno che Tommaso Pompei immagina come deadline per l’approdo a Piazza affari di Open Fiber. L’ad della controllata di Enel e Cassa depositi e prestiti lo conferma in un’intervista all’agenzia Mf-Dowjones: “L’operazione – afferma – è già prevista a livello di accordi secondo cui, una volta raggiunto un certo grado di sviluppo e un determinato numero di clienti, Open Fiber è la classica società deputata ad andare sul mercato”.
L’approdo sul mercato azionario è previsto nell’Ftse-Mib, dal momento che “la capitalizzazione e le dimensioni di Open Fiber – spiega Pompei – sono tali da poter pensare a una quotazione sul principale listino di Piazza Affari”.
“Se c’è una matricola destinata alla quotazione – sottolinea l’Ad – quella è Open Fiber. Escludo che ciò avvenga nel 2018 ma credo che verso la fine del 2019 la società avrà le dimensioni tali per poter pensare alla Borsa”.
Secondo i dati più recenti Open Fiber può contare finora, nelle aree A e B, su due milioni di case cablate, un milione delle quali ricevute “in lascito” da Metroweb, mentre l’altra metà è quella raggiunta con i lavori nelle città di Padova, Perugia e Napoli. A Firenze intanto si sta lavorando alla commercializzazione del servizio mentre a Roma si stanno definendo gli accordi con Acea per la cablatura della Capitale, sulla base del memorandum of understanding recentemente stipulato dalle due società. A questo si aggiunge il fatto che i lavori sono attualmente in corso in circa 20 città, alle quali se ne affiancheranno altre 80 prima che finisca settembre.
Quanto alle aree C e D, quelle a fallimento di mercato, per le quali la società guidata da Pompei si è aggiudicata i primi due bandi Infratel, “tra qualche settimana firmeremo la concessione per la seconda gara – precisa Pompei – e poi partirà lo sviluppo della rete. Ci eravamo già aggiudicati la prima gara che riguardava 3.043 Comuni. Complessivamente, sommando la prima e la seconda gara, per le aree C e D saremo vicini ai 7mila Comuni italiani cablati”.