BANDA ULTRALARGA

Rete unica Tlc, la posizione del Governo non è chiara. E che farà Enel con Open Fiber?

Disallineati gli obiettivi politica-aziende e il titolo Tim soffre a Piazza Affari. Starace parla di mesi per chiudere il dossier Macquaire. Intanto Infratel svela per la prima volta le attivazioni in capo alla wholesale company: 21.503 al 15 marzo

Pubblicato il 19 Mar 2021

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La cessione di Open Fiber al fondo australiano Macquaire sarà finalizzata entro i prossimi mesi e comunque conclusa entro l’anno. Lo ha annunciato l’Ad di Enel Francesco Starace in occasione della presentazione della relazione finanziaria. “La transazione sarà sul 40-50% e nei prossimi mesi o nelle prossime settimane sarà completata e certamente conclusa nell’anno. Le discussioni al momento sono tra Macquarie, il compratore della nostra quota, e Cdp e sono sulla governance che ci sarà in futuro. È un chiaro esempio di come noi vogliamo creare valore in questa infrastruttura”.

I tempi dunque sembrebbero allungarsi rispetto alle dichiarazioni di dicembre, quando Starace prevedeva la finalizzazione dell’operazione al 30 giugno 2021, anche perché dopo la deadline del 30 giugno scattano clausole sulla base degli accordi. “L’offerta finale pervenuta da Mira – si legge sulla relazione finanziaria presentata ieri da Enel – prevede che qualora il closing dell’operazione sia successivo al 30 giugno 2021, il corrispettivo sopra indicato risulti incrementato ad un tasso pari al 9% annuo calcolato a decorrere dal 1° luglio 2021 e fino al closing stesso. L’offerta prevede inoltre il riconoscimento di due diversi “earn-out” in favore di Enel, legati ad eventi futuri ed incerti“.

I tempi lunghi della finalizzazione dell’operazione Open Fiber da parte di Enel in mix con le dichiarazioni del ministro alla Transizione Digitale Vittorio Colao hanno impattato sul valore del titolo Tim in Borsa: il titolo è stato sospeso per eccesso di ribasso, cedeva il 5,69% a quota 0,4378 euro e poi ha toccato in giornata il -7,4%.

Non è chiara la linea del governo sul dossier rete unica: se per il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti bisogna sbloccare il piano, il ministro alla Transizione digitale Vittorio Colao ha paventato l’ipotesi di un Piano B in caso di mancata finalizzazione di quello proposto da Tim e Cdp. Ma non si capisce in cosa consista l’ipotesi alternativa. Anche secondo gli analisti di Equita si procede su due binari diversi: “Ci saremmo aspettati una risposta più chiara sulle tempistiche per il signing dell’accordo, vista anche la pressione del governo. Nel complesso vediamo una spinta positiva da parte del governo per accelerare i piani di allocazione delle risorse e accelerare un’intesa sulla rete unica, ma non vediamo ancora queste pressioni recepite dalle parti in causa”.

Il Governo italiano non è contrario al progetto di rete unica ma è contrario ai ritardi sul progetto. L’obiettivo è quello di arrivare il più rapidamente possibile allo sviluppo di una rete ad alta velocità. Non è accettabile ancora ritardare”, ha detto Giorgetti al termine dell’incontro al Mise con il ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire. “Io sono contro i monopoli, non portano mai né efficienza né convenienza per i consumatori. Quindi non vanno bene. Non vanno bene se sono privati, potrebbero andare bene se sono pubblici e se c’è parità di accesso di concorrenza per tutti i soggetti”, ha aggiunto.

Sulla questione interviene anche il ministro dell’Economia Daniele Franco: “Vi sono riflessioni in corso, l’importante è pensare al punto di arrivo, anche il Pnrr interviene su questo nel mirare a un’infrastruttura di comunicazione all’avanguardia, le soluzioni si trovano andando a vedere quali sono più coerenti”.

I 5Stelle annunciano la presentazione di una mozione “che impegni il governo a tutelare allo stesso tempo l’interesse nazionale e gli equilibri di mercato”. “Trattandosi di una infrastruttura strategica è doveroso che lo Stato prenda in mano la regia dell’operazione e detenga attraverso Cassa Depositi e Prestiti il pacchetto di maggioranza relativa della società che uscirà dalla eventuale fusione di Open Fiber e Telecom“. I deputati del Movimento osservano che “lo Stato dovrà farsi garante della concorrenza tra i player privati scongiurando l’ipotesi di un monopolio privato di fatto, peraltro esercitato da una società che resterebbe a maggioranza relativa francese”. Per i pentastellati “è fondamentale dunque procedere alla fusione Tim-Open Fiber esclusivamente a queste condizioni. Siamo soddisfatti che nel corso di una recente audizione parlamentare anche Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, abbia sposato nella sostanza la nostra linea”.

Chiede uno stop del progetto il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: “Per fare in modo che la rete di telecomunicazioni torni ad essere pubblica il Governo deve bloccare immediatamente la vendita di quote di Open Fiber al fondo australiano Macquarie. Sul dossier della rete unica non faremo sconti: siamo pronti a schierarci al fianco di chi vuole davvero che l’Italia torni proprietaria delle infrastrutture, arbitro della propria sicurezza, padrona del proprio destino, così come siamo pronti a chiamare in causa per nomi e cognomi tutti coloro che lavorano per interessi stranieri a danno dell’Italia”.

La costruzione della rete unica con l’ex monopolista che torna a essere un campione nazionale e con Cdp che cresce in Telecom e che può stabilizzarne la governance è la strada da intraprendere”, ha detto Riccardo Saccone, segretario nazionale della Slc Cgil all’Adn Kronos.

Riguardo a Open Fiber l’Ad di Infratel Marco Bellezza ha fornito per la prima volta i dati sulle attivazioni a seguito delle richieste dell’onorevole Enza Bruno Bossio. Al 15 marzo i clienti attivi ammontano a 21.503 di cui 21.446 Ftth e 62 in tecnologia Fwa, corrispondente a un tasso di take up del 2% rispetto alle infrastrutture posate. (QUI IL DOCUMENTO INFRATEL).

Il dato è leggermente al di sotto di quelli europei sulla base di quanto emerso dai dati  del “Covid19: Ftth Forecast for Europe” dell’Ftth Council rielaborati da Idate (QUI LO STUDIO INTEGRALE secondo cui il tasso di take up è del 3% in Germania e Uk e del 5% in Germania.

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