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Recovery Plan, Asstel non molla la presa: “Servono 10 miliardi per la banda ultralarga”

In audizione alla Camera il presidente Guindani ribadisce la necessità di un’infrastrutturazione fissa e mobile diffusa su tutto il territorio pena l’acuirsi del digital divide. E ritiene insufficienti i fondi previsti nel Piano Conte: “Meno dello 0,5% delle risorse totali, così la digitalizzazione del Paese non si farà mai”

Pubblicato il 09 Feb 2021

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Asstel non molla la presa. E dopo aver acceso i riflettori sugli ostacoli burocratici sul cammino delle reti a banda ultralarga – 250 giorni per passare dal dire al fare – ora è sulle risorse del Recovery Plan che viene puntato il dito. In audizione alla Commissione Trasporti alla Camera il presidente Pietro Guindani ha snocciolato i numeri evidenziando quanto sia scarso il “tesoretto” previsto nel Piano Conte.

Scarso al punto da rendere irrealizzabile l’intero piano, considerato che la digitalizzazione fa necessariamente perno sulle nuove reti. “La trasformazione digitale auspicata nel Piano non potrà essere raggiunta, poiché mancano risorse stanziate in misura congrua per la diffusione su scala nazionale delle reti a banda ultra-larga.

In assenza di adeguate reti digitali ultra-broadband, l’adozione delle tecnologie digitali più avanzate, quali edge e cloud computing, big data analytics e intelligenza artificiale sarà sempre limitata dalla effettiva disponibilità di infrastruttura di rete”. Dati alla mano Guindani ha ricordato che le misure indirizzate a promuovere la diffusione delle reti a banda ultra-larga Vhcn (“Banda larga, 5G e monitoraggio satellitare”, missione 1, componente 2, intervento 4) prevedono lo stanziamento di 4,2 miliardi di euro, da cui però vanno esclusi i 900 milioni di euro destinati al monitoraggio satellitare, partita ben diversa. E, ancora, calcolando gli 1,1 miliardi già impegnati per l’attuazione delle misure avviate dal Cobul per la connettività nelle scuole e per i voucher alla domanda delle famiglie e delle Pmi a conti fatti si arriva a circa 2,2 miliardi. E se si calcola che 1,1 sono stati precedentemente stanziati per la copertura delle cosiddette aree grigie e bianche non ricomprese nei piani di investimento e sviluppo reti Vhcn di soggetti privati, le risorse aggiuntive per il potenziamento e l’accelerazione dei programmi di investimento sulle reti ammontano a soli 1,1 miliardi di euro, alias meno dello 0,5% dei 223 miliardi del Recovery.

Guindani evidenzia inoltre che è necessaria e urgente una riforma dei processi amministrativi, per la posa delle reti in fibra e la costruzione delle reti radio. “Occorre una profonda riforma delle amministrazioni locali, che ribalti la logica di formazione dei titoli autorizzativi e garantisca un tempo massimo, non derogabile, entro cui avere certezza della concessione o del diniego dell’autorizzazione”. E indica in 60 giorni il tempo massimo e ragionevole per una valutazione di conformità di una proposta progettuale.

“Auspichiamo, pertanto, che il dialogo con le Istituzioni prosegua per rispondere prontamente e tempestivamente alle principali sfide di oggi – conclude Guindani – convinti del fatto che l’innovazione contribuirà concretamente alla ripresa del nostro Paese”.

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