Il voto dell’aula del Senato al decreto fiscale dovrebbe arrivare entro stasera, e potrebbe essere un mattone importante nella prospettiva della costituzione di una newco che unisca le attuali reti in banda larga di Tim e Open Fiber.
Intanto Vivendi chiede a Elliott la convocazione in tempi rapidi dell’assemblea dei soci di Tim: “Per una società delle dimensioni di Tim sarà difficile rimanere senza revisori dopo il 31 di dicembre, soprattutto considerando tutti i recenti problemi di governance che hanno portato al licenziamento del Ceo – sottolinea un portavoce del gruppo francese – Per questo, i consiglieri di Elliott dovranno probabilmente chiamare un’assemblea in tempi molto rapidi, senza aspettare aprile”.
Aprendo la discussione a Palazzo Madama, questa mattina, il relatore del provvedimento, Emiliano Fenu (M5S), ha voluto sottolineare come questo provvedimento apra la strada “alla costituzione di una società unica della rete alla quale verrebbero conferite le attuali reti di Tim e Open Fiber. Oggi l’esistenza due società comporta la dispersione di risorse che potrebbero essere usate in maniera molto più efficiente – sottolinea il senatore – Una rete unica consente risparmi consistenti nella definizione strategie di investimento nelle reti”.
Al decreto fiscale sono stati inseriti nella notte alcuni emendamenti approvati durante la seduta notturna della commissione Finanze, tra le altre quelle che mirano a incentivare il progetto di rete unica, attraverso un sistema tariffario sul modello Rab applicato per Terna e Snam, in un progetto secondo il quale spetterà all’Autorità per le comunicazioni il campito di favorire la nascita della newco utilizzando la leva del sistema di remunerazione del capitale.
Lega e Movimento 5 Stelle sono così arrivati a un compromesso, siglato con l’approvazione dell’emendamento del relatore al decreto fiscale, voluto dal Movimento, insieme al subemendamento dei leghisti, corretto rispetto alle prime richieste di modifica che puntavano tra l’altro a escludere proprio la “clausola occupazionale”. La nuova cornice di norme prevede che l’Agcom possa indicare “uno schema di eventuale aggregazione” volontaria “in un soggetto giuridico non verticalmente integrato e wholesale”, con proprietà “diversa o sotto controllo di terzi” che devono essere, come chiesto dalla Lega, anche “indipendenti ossia diversi da operatori di rete verticalmente integrati”.
L’obiettivo deve essere quello di massimizzare gli investimenti in infrastrutture “nuove e avanzate in banda ultralarga” in grado di garantire “connessioni stabili”. El testo non compare più il riferimento inizialmente chiesto dalla Lega alla velocità di connessione fino a 1 Gigabit (Gbps). Sarà sempre l’Agcom a fissare “adeguati meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale investito” tenendo conto “del costo storico” delle reti trasferite ma anche “della forza lavoro “dei soggetti giuridici coinvolti”. Nella nuova cornice di norme, sempre su impulso leghista, si chiedono anche tempi certi per la “separazione” della rete.
“C’è la possibilità di avere una scelta che permette a questo settore di essere strategico ma il governo è distante. Non si capisce quali sono le loro idee – commenta Susanna Camusso, segretario generale della Cgil – Telecom è una storia di un disastro annunciato sia per le modalità della privatizzazione e sia per la disattenzione avuta per un settore strategico. Ora mi pare che il governo ha una totale assenza di progettualità e di chiamare a raccolta forze e soggetti che sanno cosa bisognerebbe fare”.