“Il dibattito sulla rete unica di Tlc? Completamente distorto. La questione non è il ritorno al monopolio, perché se di monopolio si deve parlare allora il monopolista è Open Fiber. La società si è aggiudicata tutte le gare nelle aree bianche, 7.700 Comuni su un totale di poco più di 8.000. Ma il peccato originale sta a monte: il Piano Bul fu un’utopia politica e una distorsione del mercato. Per fare una rete nazionale in Ftth ci vogliono almeno 10 anni. Non in Italia, ma in qualsiasi paese del mondo”. Fabrizio Davide, docente di Telecomunicazioni alla Facoltà di Ingegneria dell’Università Uninettuno di Roma prova a sgombrare il campo dalla “confusione che si sta creando”. “Siamo a livello di fake news, perché è di competizione e concorrenza reale che bisogna discutere. E l’attuale competizione si gioca sull’Fttc non sull’Ftth. E così sarà ancora a lungo”.
Professore, dunque l’Ftth in Italia non si farà mai?
I dati parlano chiaro. Dall’Osservatorio Agcom appena pubblicato emerge che il numero delle connessioni Ftth a giugno 2020 è passata al 7,5 % di quelle a banda larga dal 6,9 % del trimestre precedente. I clienti con connessioni Ftth sono dunque un po’ meno di 1,5 milioni. È cresciuto invece sensibilmente in percentuale sul totale delle connessioni a larga banda il numero di quelle in Fttc: nel trimestre si è passati dal 41,8% al 43,9% per un totale di 8, 58 milioni di unità immobiliari raggiunte. Considerato che Open Fiber va in Ftth, la società è in concorrenza solo nella porzione di quel milione e mezzo, una porzione minimale al punto da non esserci di fatto alcuna concorrenza sull’Ftth. Il grosso della concorrenza si fa sull’Fttc e per molti anni sarà ancora così. Non solo: nelle aree nere a farsi concorrenza sono le telco infrastrutturate e dunque Open Fiber non ha affatto modificato lo scenario competitivo. Quindi se si realizzasse il progetto AccessCo quale sarebbe il ritorno al monopolio?
E nelle aree bianche?
Qui la questione cambia. Ma anche in questo caso mi attengo ai numeri e ai fatti. Il vero problema competitivo e di sviluppo della rete in Italia è il monopolio di Stato determinato dal Piano Bul nelle aree bianche. Ai tempi del governo Renzi fu fatta una riclassificazione delle zone completamente distorta: le aree bianche sono 83.017 su 94.645 ossia l’Italia sarebbe “bianca” all’87,7%: le sembra ragionevole e plausibile? Questa sì che è una ri-monopolizzazione e peraltro partendo da una classificazione del territorio che non sta in piedi: tutte queste aree bianche non ci sono nemmeno in un Paese del Terzo Mondo. Ma aggiungo: se quelle aree bianche fossero state cablate sulla base della roadmap fissata allora in Italia ci sarebbe già la rete unica delle Tlc e anche questa sarebbe in capo a Open Fiber. Ma il problema è che il piano così come fu concepito non avrebbe mai potuto funzionare: nessun Paese al mondo vanta una rete al 100% in Ftth e nessun grande Paese al mondo sarebbe in grado di realizzarla in tre anni.
E dunque?
Dunque il problema numero uno è risolvere la questione aree bianche bloccate da un monopolista che non esercita il suo monopolio e il secondo è smetterla di discutere di ri-monipolizzazione: abbattiamo quello che c’è nelle aree bianche. La Commissione europea spinge la realizzazione delle reti ultrabroadband, non solo Ftth, e non risulta che abbia ancora rinunciato al principio della neutralità tecnologica. Fra l’altro nel documento “Broadband Coverage in Europe 2019″ appena pubblicato dalla Commissione si riconosce che in Italia con un gran numero di armadi posizionati vicino alla sede del cliente la rete Vdsl è in grado di raggiungere velocità superiori a 100Mbps e che a fine giugno 2019 questo servizio a 100 Mbps era disponibile al 55,8% delle famiglie italiane”.