L'INTERVISTA

Rete unica Tlc, Fradella: “Sì ma con chiaro modello di governance e perimetro regolatorio”

Il Principal della divisione Consulting di Analysys Mason guarda con favore al progetto in termini di ottimizzazione delle risorse di rete, ma a patto che si garantisca la corretta competizione. Determinanti i tempi di effettiva realizzazione del progetto

Pubblicato il 21 Dic 2020

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Da un lato l’ottimizzazione delle risorse per lo sviluppo delle reti e dall’altro un abbattimento della competizione infrastrutturale: è uno scenario a doppia faccia quello che – secondo Fabio Fradella, Principal della divisione Consulting di Analysys Mason – si va profilando sul fronte della rete unica di Tlc con il progetto AccessCo che prevede l’integrazione degli asset fra Tim e Open Fiber.

La società di consulenza ed analisi nei giorni scorsi ha pubblicato uno studio in cui si stima un maggior ricorso, dal 2021, alle operazioni di scorporo delle reti. E in Italia di scorporo e newco si dibatte da mesi. Il cda di Enel ha dato mandato all’Ad Starace di procedere con la cessione fino al 50% della quota a Macquaire, dunque la strada verso la rete unica si va spianando.

Fradella, quali i benefici e gli svantaggi di AccessCo?

AccessCo avrebbe l’oggettivo vantaggio di un’ottimizzazione delle risorse dedicate al tema dello sviluppo delle reti Vhc (Very High Capacity) in termini di massimizzazione copertura e minimizzazione dell’overlay, indipendentemente dai soggetti che impiegano queste risorse. Ciò potrebbe rappresentare un beneficio rilevante per l’intero sistema-Paese in un momento delicato come quello che stiamo vivendo. D’altro canto, AccessCo ridurrebbe quasi del tutto la competizione infrastrutturale sulle reti di accesso, creandone una largamente dominante e di fatto monopolista in larghe aree del Paese.

Intravede una soluzione?

Per evitare che si ripetano gli errori del passato e si accumulino ulteriori ritardi nella copertura del Paese con reti di accesso di telecomunicazione di ultima generazione saranno cruciali tre fattori tra loro interconnessi: eventuali obiettivi di copertura incrementali – rispetto ai piani stand-alone delle parti in causa – posti in capo ad AccessCo, ad esempio come rimedi al via libera alla fusione, e relative tempistiche per raggiungerli; modello di governance di AccessCo e regolamentazione posta in capo ad essa in quanto soggetto dominante per evitare impatti negativi sulla competizione retail. E riguardo alle tempistiche, sarà rilevante il timing per arrivare a accordo sulla “creazione” di AccessCo e quello per l’effettiva integrazione a tutti i livelli dei soggetti coinvolti, in particolare lato reti.

In Italia il dibattito è incentrato particolarmente sulla spinta alle reti in fibra: l’Ftth Council Europe cita l’Italia fra i Paesi a crescita “eccezionale”, crede che il nostro Paese riuscirà a chiudere presto il digital gap con l’Europa?

Al di là del tema rilevante del completamento della copertura con reti Very High Capacity, per le aree già coperte il tema dell’adozione sarà inevitabilmente legato a due driver, che verosimilmente opereranno in direzioni diverse. Da un lato c’è il tema delle applicazioni o quantomeno dei contenuti veicolati su queste reti ed alla disponibilità di questi contenuti in esclusiva o anche su reti/piattaforme alternative. Dall’altro c’è il fattore-prezzo per l’utenza, che potrebbe giocare un ruolo rilevante come nel mondo mobile specie in caso di mancata differenziazione lato-servizi e contenuti: una guerra di prezzi potrebbe infatti ulteriormente favorire l’adozione ma ad ulteriore discapito della profittabilità degli operatori.

Il 2021 sarà anche l’anno del 5G o quantomeno del passaggio più massiccio dalle fasi di sperimentazione a quelle del lancio a regime delle reti e di una maggiore copertura. Quali sono le prospettive per l’Italia in termini di impatto sull’economia?

L’Italia ha ancora tutto o quasi da guadagnare da sviluppo ed adozione del 5G dal momento che lato-commerciale siamo ancora ad una fase iniziale. Affinché l’impatto sull’economia complessivo sia significativo saranno rilevanti i driver che saranno messi in campo dalle telco per l’adozione massiva di servizi inizialmente di connettività – mobili ma anche fissi, ad esempio per fornire connessioni Ubb Fwa sulle aree grigie – e successivamente/sperabilmente anche a livello applicativo, anche se il layer applicativo al momento appare più indietro rispetto a quello di connettività pura, e dunque meno decisivo nel breve termine. Il tutto con un’attenta gestione della leva-prezzo per evitare una troppo rapida ‘commoditizzazione’ della tecnologia e delle sue performance come avvenuto a suo tempo per l’adozione del 4G. L’impulso più rilevante nel breve, per quanto più limitato nell’impatto, sarà comunque dato senz’altro dal rollout massivo vero e proprio delle reti di accesso radio e dai conseguenti progetti di trasformazione ed aggiornamento delle reti core.

Il 2020 passerà alla storia come l’anno del boom della domanda di connettività fisso-mobile a seguito della pandemia da Coronavirus. Eppure la maggior parte delle telco europee chiuderanno l’anno in negativo. Sono aumentati gli investimenti e le attività per spingere il roll out delle reti ma il fatturato langue anche e soprattutto a causa della guerra dei prezzi e quindi di pacchetti sempre più low cost. Le stime di Analysys Mason sul 2021 sono al rialzo, anche se non si tornerà ai livelli del 2019 fino al 2023. Ci sono telco che recupereranno prima? Quali sono quelle più performanti ad oggi in Europa? E le telco italiane come sono messe?

Le telco che stanno andando meglio e che hanno maggiori probabilità di recupero/crescita sono quelle che riescono ad estrarre maggior valore dalla loro base clienti attraverso un’attenta segmentazione delle esigenze dei diversi segmenti, che vengono poi soddisfatte attraverso offerte di servizi dedicate a queste esigenze specifiche, spesso portate sul mercato anche attraverso brand diversi, come accade da qualche anno a questa parte anche in Italia. A corollario di quanto sopra, la disponibilità di diversi ‘building block’, e quindi servizi di varia natura, ma anche contenuti, consente maggiori opzioni e flessibilità nella definizione delle offerte.

Nel vostro studio avete previsto l’acquisizione da parte di un importante operatore mobile di un altrettanto importante player dell’Iot. Ma non avete fatto nomi? Di chi si tratta?

È verosimile che accada in Europa dal momento che è l’area geografica con maggiore attività sul tema.

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