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Rete unica Tlc, scontro Tim-Open Fiber sul “wholesale only”

“Modello fallimentare” per la telco guidata da Gubitosi. “Vincente” per la fiber company capitanata da Ripa. Le due aziende sempre più lontane e in disaccordo sul da farsi nell’ipotesi newco

Pubblicato il 21 Apr 2020

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Tim e Open Fiber sempre più distanti e sempre più in contrapposizione sull’ipotesi della newco delle reti. A scatenare il botta e risposta la pubblicazione, da parte di Asati – l’associazione che rappresenta i piccoli azionisti di Tim – della relazione a seguito del question time con l’azienda in vista dell’Assemblea del 23 aprile.

Tim: “Il modello wholesale only è fallimentare”

Una duplicazione della rete non ha alcun senso e non è nell’interesse del Paese. Per quanto riguarda la struttura della “rete unica”, a nostro parere il modello da adottare è una rete sotto il controllo di un operatore verticalmente integrato quale Tim, piuttosto che un modello “wholesale only” che si è rivelato fallimentare ovunque sia stato applicato. Siamo disponibili a parlare con governo e Agcom su modelli di remunerazione come il Rab, purché sia tutelato il valore per gli azionisti”: è quanto si legge, nero su bianco, nelle risposte di Tim al question time di Asati, l’associazione dei piccoli azionisti che se da un lato ritiene “essenziale un accordo con Open Fiber”, dall’altro auspica che non venga separata la rete ma sia realizzata “una rete unica mediante anche l’intervento, più volte sollecitato ma mai avvenuto, di Cdp, ritenendo una perdita consistente di risorse economica, in gran parte dello stato, e quindi di tutti i cittadini, nel duplicare investimenti nella rete di accesso sulle stesse direttrici”.

La posizione di Tim resta dunque ferma sulla questione della newco: “Anche soprattutto in ottica di quanto stiamo vivendo, riteniamo che sia assolutamente fondamentale, come peraltro stiamo già facendo, compiere un’ulteriore accelerazione per andare a coprire il più rapidamente possibile le aree del Paese non ancora raggiunte dalla rete a banda ultralarga (cosiddette aree bianche). Pensiamo che sia importante facilitare la transizione verso la rete unica per fornire connettività a tutti”. Il fenomeno del Covid-19, sottolinea l’azienda, “ha evidenziato ancor di più la resilienza e la validità della rete di Tim, che è riuscita a tenere sotto controllo l’aumento eccezionale di traffico domestico registrato nel corso degli ultimi due mesi (ad esempio per effetto dello smart working), che ci aspettiamo possa portare un beneficio duraturo”.

A fare il punto sulle misure ultrabroband messe in atto l’Ad Luigi Gubitosi: “Per quanto riguarda l’offerta wholesale accelereremo la migrazione verso l’ultrabroadband che ci permetterà di confermare alti tassi di crescita delle linee Vula più che compensando le perdite delle linee Ull attraverso una serie di iniziative atte a favorire la migrazione massiva verso la fibra delle consistenze Ull degli operatori. Abbiamo già comunicato una diminuzione dei contributi di migrazione e una riduzione dei costi di raccolta della banda Nga”. Gubitosi annuncia inoltre che “assoceremo una serie di interventi volti a incrementare la qualità dei servizi di delivery e assurance a disposizione degli operatori. Inoltre faremo push sullo sviluppo dell’Ubb da parte degli Olo anche nei cluster C e D (aree bianche) attrawerso il crash program di apertura dei nuovi cabinet Fttcab e, dove non avremo copertura, attraverso la commercializzazione di offerte white label su risorse OF. Lanceremo infine offerte competitive, ma sempre nel rispetto delle vigenti norme di tutela della concorrenza per Vula e Nga Bitstream a Milano e in altre 26 città nelle quali abbiamo minori vincoli regolamentari”.

Tim punta a raggiungere una copertura del 98% delle abitazioni italiane al 2021 in modalità Fttx e Fwa e del 40% Ftth nel 2023, accelerando al contempo la copertura 5G grazie alla partnership con Vodafone.

IL DOCUMENTO CON TUTTE LE RISPOSTE AL QUESTION TIME ASATI

Open Fiber: “Il modello wholesale only è vincente”

Immediata la “replica” di Open Fiber alla posizione espressa da Tim: “Con riferimento alle dichiarazioni di Tim sul modello Wholesale, Open Fiber dichiara che il modello wholesale only trova importanti riscontri sia nel nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche, in fase di recepimento da parte del Parlamento italiano, sia nelle analisi svolte dall’Agcom e dall’Agcm, sia in un chiaro orientamento espresso ad amplissima maggioranza dal Legislatore nel decreto fiscale del 2018 (art. 23-ter). In tutti i casi, questo modello viene indicato come il più adatto per favorire gli ingenti investimenti necessari a realizzare una nuova rete di accesso ad altissima capacità, a disposizione di famiglie e imprese. Investimenti che – al contrario – non sono stati effettuati dall’operatore verticalmente integrato causando il ritardo in cui si trova il nostro Paese”.

Secondo la società guidata da Elisabetta Ripa “il modello wholesale only è soprattutto l’unico a garantire l’accesso alla rete in forma neutrale e non discriminatoria a tutti gli operatori, che ne sono clienti e non concorrenti, con evidenti benefici per i consumatori in termini di pluralità e ricchezza dei servizi disponibili”.  Un modello di business che – aggiunge la società – “oltre ad ottenere il gradimento di tutti gli operatori di telecomunicazione del mercato italiano ad eccezione dell’incumbent, ha già permesso ad Open Fiber in circa tre anni di diventare, con 8,5 milioni di case raggiunte, il terzo fornitore europeo di connettività in modalità Ftth (Fiber To The Home) – il primo non verticalmente integrato – alle spalle di Telefonica e Orange”. Un risultato – conclude l’azienda – ” tutt’altro che fallimentare a giudicare anche dai comportamenti abusivi messi in campo dall’incumbent per ostacolarlo e il reiterato interesse dimostrato ad acquisirne il controllo”.

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