Mettere in sicurezza le infrastrutture critiche, a partire dalle reti in fibra, attraverso stringenti parametri nell’ambito delle procedure di gara. Disco verde dal Senato (il passaggio alla Camera è in calendario il 3 febbraio) all’emendamento al decreto Golden Power a firma del senatore di Fratelli d’Italia, Salvo Pogliese.
Polgliese, Fdi: “Per la fibra alti livelli qualitativi e prestazioni elevate”
“Durante l’esame in sede referente del decreto legge 187 del 2022, in qualità di relatore, ho presentato un emendamento, che è stato approvato, volto ad inserire un articolo aggiuntivo, l’articolo 2-bis, che riguarda la salvaguardia dell’interesse nazionale nel settore delle comunicazioni, demandando all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni il compito di individuare gli standard per i cavi in fibra ottica da osservare nell’ambito delle procedure di gara per l’infrastrutturazione della rete”, spiega Pogliese in una nota.
“L’obiettivo è quello di assicurare livelli qualitativi e prestazioni elevate della connettività, anche in considerazione della natura strategica della predetta infrastruttura. Si tratta di un importante provvedimento che va a tutela delle nostre aziende di comunicazione, troppo spesso danneggiate dalla concorrenza cinese e per le quali questo emendamento pone un solido baluardo legislativo, sulla falsariga di quello che è già accaduto negli Stati Uniti e in Francia”.
Franceschelli, Pd: “Occasione persa sul digitale”
Il senatore Silvio Franceschelli, capogruppo del Pd in Commissione Industria evidenzia però un successo a metà: “Il decreto contiene misure per la tutela dell’interesse nazionale nel settore delle telecomunicazioni, in particolare per quanto riguarda la banda larga e ultralarga. In commissione siamo riusciti a far approvare sub emendamenti che hanno portato a un miglioramento sostanziale, visto che la stesura iniziale non conteneva l’ambito di applicazione della norma e per questo avrebbe portato a una sequela di contenziosi e al rallentamento della realizzazione dell’infrastruttura. Il vero limite di questo provvedimento è la sua parzialità: è un’occasione persa per definire requisiti tecnici e standard di qualità dell’infrastruttura digitale nel suo complesso e non solo dei cavi in fibra, come invece fa il provvedimento”. “Si poteva dare un segnale diverso – continua Franceschelli – in un’ottica di programmazione di medio e lungo periodo. Il cardine dell’infrastruttura digitale è poi la copertura del territorio nazionale: ci sono troppe aree bianche o grigie, che corrispondono ai piccoli centri, alle aree interne e montane, segnando un divario profondo tra le diverse zone del nostro Paese. Eppure dall’accesso al digitale dipende la competitività del sistema delle imprese, la coesione sociale, la democrazia”.