Switch-off delle reti in rame sotto i riflettori dell’Ftth Council Europe: un nuovo studio dell’associazione, condotto con Cullen International, svela lo stato dell’arte dei Paesi dell’Ue-27 sullo spegnimento del rame a favore della fibra ottica e della banda ultralarga di ultima generazione. L’Italia non è ben posizionata: mentre Portogallo, Svezia e Spagna si classificano ai primi tre posti, il nostro Paese scende nelle retrovie, quartultimo tra quelli studiati (per alcuni i dati non sono disponibili). In numeri, mentre in Portogallo lo switch-off risulta completato al 97%, da noi riguarda solo il 10% della rete dell’incumbent.
Switch-off del rame, la classifica Ue
Lanciato in occasione dell’evento “policy dialogue” del Council Europe, il “Copper switch-off tracker” è stato creato in cooperazione con Cullen, fornitore indipendente di regulatory intelligence, per mostrare i progressi che 27 Stati membri dell’Ue (e il Regno Unito) stanno facendo verso l’adozione delle infrastrutture di banda larga basata interamente sulla fibra. La classifica è pensata come strumento da mettere a disposizione di governi, regolatori e imprese per informare le loro politiche future. Il Copper switch-off sarà costantemente aggiornato per fornire un’istantanea sempre affidabile dei progressi compiuti dai Paesi nella transizione dal rame alla fibra.
L’Italia non è l’unico Paese europeo ad essere rimasto indietro: Germania, Repubblica Ceca e Grecia fanno ancora affidamento sulle vecchie infrastrutture in rame e si collocano agli ultimi tre posti della classifica, con meno del 10% delle reti che hanno completato lo switch-off.
“Crediamo che le reti in fibra siano fondamentali per la trasformazione digitale dell’Europa”, è il commento di Roshene McCool, presidente dell’Ftth Council Europe. “L’eliminazione graduale delle reti in rame a favore delle infrastrutture in fibra ridurrà il consumo di energia e i costi operativi complessivi, fornendo quindi un grande contributo al raggiungimento degli obiettivi del decennio digitale dell’Ue”.
Il ruolo delle telco e dei governi
Il report evidenzia anche che solo in 12 Paesi gli operatori storici hanno un piano per lo switch-off completo del rame. In 8 di questi 12 paesi i piani sono pubblicamente disponibili, mentre in altri (ad esempio il Portogallo) il piano è riservato.
“Mentre le istituzioni europee definiscono la loro agenda politica per il periodo 2024-2029, questa nuova analisi completa sosterrà la trasformazione digitale dell’economia europea e aiuterà lo sviluppo di un ecosistema di connettività efficiente, sostenibile e ad alte prestazioni”, ha affermato Vincent Garnier, direttore generale dell’Ftth Council Europe.
Dopo la presentazione dei risultati dello studio, l’Ftth Council Europe ha tenuto una tavola rotonda con Kamila Kloc (Commissione europea), Konstantenos Masselos (Hellenic Telecommunications & Post Commission), Timm Degenhardt (Omers Infrastructure), Francesco Nonno (Open Fiber) e Pascal Rogard (Gruppo Orange), che hanno analizzato le più ampie implicazioni politiche, economiche e tecniche dello switch-off del rame, soprattutto nel contesto delle recenti iniziative politiche in Europa volte a promuovere infrastrutture sostenibili.
Rame e fibra, il punto del Berec
Lo stato di avanzamento e le sfide legate allo switch-off delle reti in rame in Europa, l’accesso all’infrastruttura fisica e l’impatto della condivisione delle infrastrutture sulla sostenibilità sono i temi affrontati anche nei tre documenti approvati nei giorni scorsi dal Berec e che il comitato dei regolatori dell’Unione europea ha deciso di sottoporre a consultazione pubblica.
La transizione che porta al progressivo accantonamento delle reti in rame “richiede un’attenta gestione per salvaguardare la concorrenza e proteggere i diritti degli utenti finali”, spiega il Berec nel documento che sarà aperto alle osservazioni delle parti interessate fino al 31 gennaio 2025. Dal report emerge come sia aumentato il numero di Paesi in cui le autorità nazionali di regolamentazione hanno già fissato le regole per il passaggio, e anche il numero di quelli in cui le reti in rame sono state disattivate.
L’obiettivo finale di questo processo per i singoli Stati, sottolinea ancora il comitato, sarà di adeguarsi agli obiettivi minimi fissati dal Libro bianco della Commissione europea “Come soddisfare il fabbisogno di infrastrutture digitali in Europa?”, pur rimanendo il fatto che alcuni Paesi si trovano ad devono affrontare sfide più grandi a causa della carenza “di sufficienti infrastrutture di ingegneria civile” e delle condizioni meteorologiche.
A oggi, secondo quanto evidenziato dal rapporto, soltanto 8 Stati membri dell’Ue hanno definito una roadmap in grado di portare a uno switch-off entro il 2030. Quanto agli utenti finali, il Berec sottolinea che dovranno poter contare su “adeguati periodi di preavviso” e su tutte le informazioni del caso, oltre alla disponibilità di sistemi di accesso alternativi a un prezzo comparabile.
Open Fiber: “Serve una politica Ue per lo switch off del rame”
In questo contesto cruciale il ruolo dell’Ue per dare uno sprint alla fibra. “L’Europa ha puntato con decisione sul sentiero della transizione digitale, che garantisce maggiore efficienza e produttività all’intero sistema economico. Siamo ora alla metà di questo processo: vi sono stati enormi investimenti, sia pubblici che privati, per la costruzione della rete in fibra ottica Ftth, ma non c’è ancora un ritorno adeguato a causa del basso tasso di adozione – spiega Francesco Nonno, Vice President di Ftth Council e Direttore Regolamentazione e Affari Europei di Open Fiber – Per godere dei benefici garantiti da un’infrastruttura interamente in fibra, che impattano la società a 360 gradi, è necessario approvare a livello europeo una politica di spegnimento della vecchia rete in rame da completare in tempi ragionevoli in tutti i Paesi, a cominciare dalle aree già interamente coperte da Ftth”.
Secondo Kamila Kloc, direttrice di Digital Decade and Connectivity alla DG Connect della Commissione Europea, “con il white paper la commissione europea precedente ha avviato una linea di indirizzo sullo switch off. C’è molto da fare su quel fronte, come ci mostrano anche studi che stiamo conducendo nell’ambito del Digital Decade. Il take up non è ancora ai livelli in cui dovrebbe essere e dovremo intervenire, vedremo in quale modalità, ma il tema dello spegnimento della rete in rame è molto in alto nella nostra agenda”.