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Tim, ecco l’offerta di Kkr: Opa per almeno il 51% del capitale. Creata task force a Palazzo Chigi

La conferma in una nota a seguito del cda straordinario. Manifestazione di interesse non vincolante per rilevare il 100% delle azioni ordinarie e di risparmio al prezzo di 0,505 euro, un premio del 46% che in soldoni si traduce in una valutazione pari a 11 miliardi, una valorizzazione di oltre il 60%. L’operazione soggetta a due diligence e al Golden Power. Il Mef: “Gruppo di lavoro con ministri ed esperti per seguire vicenda”. In campo i ministri Franco, Giorgetti e Colao

Pubblicato il 21 Nov 2021

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Il fondo americano Kkr ha presentato manifestazione di interesse per un’Opa “amichevole” e dunque non ostile sul 100% delle azioni ordinarie e di risparmio di Tim, volta al delisting. Lo rende noto Tim in una nota a seguito del cda straordinario.

La manifestazione d’interesse, “vincolante e indicativa, sarebbe soggetta alla condizione del raggiungimento della soglia di adesione minima del 51% del capitale sociale di entrambe le categorie azionarie”, si legge nella nota. La manifestazione d’interesse “aspira ad ottenere il gradimento degli amministratori della Società e il supporto del management. Essa è, allo stato, condizionata tra l’altro allo svolgimento di una due diligence confirmatoria di durata stimata in quattro settimane, nonché al gradimento da parte dei soggetti istituzionali rilevanti (“key government stakeholders” – la Società è soggetta ai poteri speciali, cosiddetto Golden Power, dell’Autorità di Governo)”.

Il prezzo indicato da Kkr nella manifestazione d’interesse, da pagare interamente per cassa sarebbe pari a 0,505 centesimi per azione ordinaria o risparmio, che rappresenta un premio del 46% circa rispetto al prezzo di chiusura delle azioni ordinarie Tim di venerdì (0,3465 euro). Che in soldoni si traduce in una valutazione per Tim  pari a 11 miliardi di euro, una valorizzazione di oltre il 60% rispetto all’attuale valore della società.

Kkr vanta oltre 400 miliardi di dollari amministrati, quasi 1.700 fra dipendenti e consulenti a cui si aggiungono 550 analisti per investimenti in oltre 160 società che spaziano dai settori delle infrastrutture all’energia, dal real estate al credito.

Golden Power, supercomitato a Palazzo Chigi

Riguardo al ruolo del Governo Palazzo Chigi è pronto a varare una sorta di supercomitato di ministri e superesperti per gestire la questione Golden Power: tra i nomi ipotizzati, ci sarebbero quelli del ministro dell’Economia Daniele Franco, del ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Innovazione Digitale, Vittorio Colao, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Francesco Gabrielli, e gli economisti e consulenti del governo Francesco Giavazzi, Roberto Garofoli e Giuseppe Chine. Fonti di governo confermano l’ipotesi fermo restando che l’Esecutivo in questa possibile operazione di mercato mantiene la sua neutralità con due capisaldi: gli investimenti per le infrastrutture e la tutela del lavoro. “Si è ritenuto che a seguire i diversi aspetti della vicenda sia un Gruppo di lavoro composto dagli esponenti di Governo titolari delle competenze istituzionali principalmente coinvolte, oltre che dalle Amministrazioni e da esperti”, sottolinea in una nota il Ministero dell’economia.

L’obiettivo del Governo è assicurare che i progetti sulla rete “siano compatibili con il rapido completamento della connessione con banda ultralarga, secondo quanto prefigurato nel Pnrr, con gli investimenti necessari nello sviluppo dell’infrastruttura, e con la salvaguardia e la crescita dell’occupazione”. L’interesse di investitori qualificati “a fare investimenti in importanti aziende italiane è una notizia positiva per il Paese. Se questo dovesse concretizzarsi, sarà in primo luogo il mercato a valutare la solidità del progetto”, ha aggiunto il Mef. “Il Governo seguirà con attenzione gli sviluppi della manifestazione di interesse e valuterà attentamente, anche riguardo all’esercizio delle proprie prerogative, i progetti che interessino l’infrastruttura”.

Intanto è convocata per il 25 novembre la presentazione del piano strategico 2022-2024 di Cassa depositi e prestiti, più che un convitato di pietra nella storia presente e soprattutto futura della telco.

Si riapre il dossier rete unica con Open Fiber

Come anticipato da CorCom il fondo americano punta dunque al rafforzamento della propria posizione nell’azienda entrando però dalla porta principale: Kkr detiene già il 37,5% nella wholesale company Fibercop, creata come tassello preliminare di un’operazione ben più strategica, quella di AccessCo, la società delle reti in cui – stando al progetto annunciato a suo tempo da Tim e Cassa depositi e prestiti – si mira a far convergere gli asset di rete confluiti nella stessa Fibercop con quelli di Open Fiber, nel cui azionariato siedono fianco a fianco Cdp (con il 60%) e il fondo australiano Macquaire, che ha rilevato il 40% a seguito dell’uscita di scena di Enel con l’obiettivo, mai dichiarato ufficialmente ma palesemente chiaro, della successiva convergenza nella newco.

Vivendi: “Noi azionisti di lungo termine”

L’operazione, se andrà a buon fine, riapre la partita della rete unica e cambia lo scenario tenendo conto che è prevista peril prossimo febbraio la presentazione del Piano strategico 2022-2024. L’azionista di maggioranza Vivendi, con il 23,75% delle azioni, oggi tramite un portavoce ha confermato di essere “un investitore a lungo termine in Tim” ribadendo “il suo desiderio e la sua volontà di lavorare al fianco delle autorità italiane e delle istituzioni pubbliche per il successo a lungo termine di Tim”. E stanno seguendo la vicenda anche i fondi Advent e Cvc che si dicono aperti al dialogo con tutti gli stakeholders – a tal proposito Vivendi, attraverso un portavoce, “nega fermamente di aver avuto discussioni con qualsiasi Fondo, e più specificamente, con Cvc”.

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