LA NEWCO DELLA RETE

Tim: il Mef in Netco fino al 20%, siglato l’accordo con Kkr

Via al Memorandum of understanding, prevista un’offerta vincolante. Ruolo decisivo del Governo nella definizione delle scelte strategiche. Prossimo step: un Dpcm per completare l’iter. La partita pubblica vale circa 2,5 miliardi. Ancora in ballo F2i e Cdp

Pubblicato il 10 Ago 2023

giorgetti

Il ministero dell’Economia e Kkr hanno siglato il Memorandum of Understanding sul dossier Netco. Lo fa sapere il Mef in una nota in cui si annuncia che l’accordo prevede la formulazione di un’offerta vincolante che stabilisce, tra l’altro, l’ingresso del ministero nella newco della rete con una percentuale fino al 20%. Percentuale che si traduce in un controvalore fra i 2 e i 2,6 miliardi per il Mef nella forchetta di entreprise value 21-23 miliardi (capitale e debito). Riguardo al fondo americano Kkr l’esborso è fra gli 11 e i 13 miliardi di capitale proprio e i restanti 9-10 a debito.

Prossimo step il Dpcm

“I termini dell’offerta dal punto di vista dei rapporti tra le parti prevedono un ruolo decisivo del governo nella definizione delle scelte strategiche”, si legge nella nota. Per completare l’iter procedurale sarà necessaria l’adozione di un decreto della presidenza del Consiglio, il primo appuntamento utile è il 28 agosto.

Confermate dunque le indiscrezioni degli ultimi giorni che peraltro hanno fatto balzare il titolo Tim in Borsa.

Il ruolo di Cdp, F2i e Tim

Cassa depositi e prestiti per il momento resta fuori dalla partita ma non è da escludersi un coinvolgimento in particolare considerato il fine ultimo dell’operazione, quello della creazione della rete nazionale di Tlc attraverso la convergenza degli asset con quelli di Open Fiber di cui Cdp è azionista di maggioranza con il 60% mentre detiene in Tim una quota alla soglia del 10%.  In ogni caso Cdp si è riservata di rimandare a settembre qualsiasi decisione.

In ballo anche l’eventuale coinvolgimento del fondo F2i. L’obiettivo del Governo sarebbe di “blindare” in mani italiane il 30-35% di Netco (il resto sarà in mano a Kkr). E secondo rumors una quota potrebbe averla anche Tim, fra il 5 e il 10% il che significherebbe rinunciare a un incasso fra 500 milioni e 1 miliardo. Si è parlato in questi giorni di una quota in capo a Cdp massimo del 3% e per F2i del 10-15%, quest’ultima vale fra 1 e 1,5 miliardi.

Il ruolo di Vivendi e la questione degli aiuti di Stato

“La firma dell’Mou arriva prima del previsto e segna un’importante accelerazione nelle trattative tra il Mef e Kkkr per presentare entro fine settembre un’offerta congiunta vincolante per NetCo, scenario blu-sky per il nostro investment case su Tim. Pur considerando le indicazioni incoraggianti dalla stampa, le maggiori issue che vediamo all’orizzonte riguardano il rispetto della normativa sugli aiuti di stato e la copertura finanziaria per l’intervento del Mef (per il quale sarà necessario un Dpcm da parte del governo) ma anche la posizione di Vivendi, ad oggi uno dei principali fattori di incertezza per il successo dell’operazione (potere interdittivo in caso di eventuale Egm per approvare l’operazione)”, commenta Intermonte.

“Al di là delle quote degli altri soggetti ancora da definire, il messaggio importante è la presenza diretta e attiva del Mef che rende esplicito il forte e ampio supporto politico all’operazione e offre garanzie sul tema golden power – commenta Equita -. L’operazione dovrà essere notificata all’Antitrust europeo per verificare che non sussistano le condizioni per l’aiuto di Stato, tema che non vediamo come elemento di rischio trattandosi di un’operazione condotta alle stesse condizioni di un soggetto privato come Kkr”.

Il futuro di ServiceCo e la questione occupazionale

“Nei giorni scorsi – evidenzia ancora Intermonte – la stampa indicava che Vivendi sarebbe disposta a sedersi al tavolo con il governo se verranno rispettate alcune pregiudiziali sulla sostenibilità economica della ServiceCo, chiedendo in particolare che non vi rimangano più di 8mila dipendenti. Questa richiesta ci sembra oggi poco accoglibile a meno di un radicale riassetto occupazionale: ricordiamo infatti che il piano delayering di Tim (presentato nel Cda di luglio 2022) prevede sulla ServiceCo domestica restino circa 19k dipendenti (5mila su Tim Enterprise e 14mila su Tim Consumer) destinati a scendere a circa 17k nel 2025-26, piu del doppio degli 8 mila chiesti da Vivendi”.

Intermonte ed Equita confermano la raccomandazione buy su Tim.

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