Il 9 novembre le famiglie italiane con Isee al di sotto dei 20mila euro potranno ufficialmente accedere al bonus Internet e pc che prevede fino a 500 euro da spendere per l’attivazione di una connessione a banda ultralarga (qui la guida di CorCom con le istruzioni per accedere al bonus) e contestualmente per l’acquisto di un dispositivo (tablet o pc). E fondi fino a 2mila euro sono destinati anche alle imprese. L’avvio dell’erogazione della misura parte però con tutta una serie di questioni ancora da sanare e restano da sciogliere parecchi nodi, sia sul fronte telco sia sugli impatti sui consumatori e sui conti dello Stato.
Fra le questioni più spinose ci sono la responsabilità per le telco (quelle legate all’Isee e alla tipologia di abbonamenti già in capo agli utenti) e i lock-in che limitano il consumatore nell’eventuale cambio operatore. E si profilano rischi anche in merito alle eventuali disattivazioni delle linee post-bonus e “speculazioni” nell’acquisto dei dispositivi. Per non parlare dei riscontri effettuabili attraverso la Broadband Map, appena messa online da Agcom, e a quelli attraverso il cosiddetto Misura Internet dedicato a misurare, attraverso speed test, la velocità delle connessioni. Se è vero che il dialogo con gli operatori e con Asstel va avanti, non tutte le misure hanno riscontrato l’accordo comune sul da farsi.
La responsabilità in capo alle telco, un unicum per un bonus di Stato
È stata affidata agli operatori di tlc la responsabilità di verificare se gli utenti sono titolati ad accedere al bonus ossia se l’Isee sia effettivamente al di sotto dei 20mila euro e se eventuali abbonamenti già in capo ai consumatori siano passibili di upgrade per l’accesso al bonus. Su queste due tematiche il dibattito fra telco e Cobul è stato lungo ed acceso anche se i principali operatori hanno aderito alla misura caricando le proprie offerte sulla piattaforma online in carico a Infratel (in campo anche operatori locali molto piccoli). Se è vero – come risulta a CorCom – che è stata data apertura agli operatori sul fatto che eventuali incongruenze sulle verifiche non saranno oggetto di penali a carico delle telco, la modalità “ex post” rischia comunque di impattare negativamente sugli operatori che erogano i bonus sull’onda di ricorsi ed eventuali interventi della Corte dei Conti considerato che in ballo ci sono fondi pubblici. La modalità inoltre è un unicum in quanto a erogazione di fondi pubblici: nessun bonus di Stato vede ad oggi responsabilità di questo tipo in capo ad aziende (si pensi ad esempio al bonus bici e monopattini).
Fondi pubblici anche quando non necessari
Altra questione spinosa quella dell’upgrade delle connessioni. La misura infatti non fa differenza fra chi non ha connessione a Internet e chi invece ha già un abbonamento, prevedendo il voucher a favore di famiglie già abbonate che passino ad una tecnologia migliore. Gli operatori già ad oggi effettuano l’upgrade gratuito alla migliore tecnologia in caso di disponibilità: il passaggio dall’Adsl alla fibra, ad esempio, può essere effettuato su richiesta dell’utente laddove ci sia disponibilità di infrastruttura, o in maniera automatica da parte dell’operatore. E le offerte e le promozioni attualmente in essere non prevedono extra costi in bolletta per i clienti né in termini di attivazione né sulla bolletta mensile.
Con il bonus si rischia dunque di erogare risorse pubbliche, senza che ce ne sia necessità, a utenti già abbonati. E considerato che – secondo i dati dell’ultimo rapporto Desi – il 61% delle famiglie italiane ha già un contratto a banda larga fisso si rischia dunque di non traguardare l’obiettivo della misura, quello di incoraggiare l’adozione della banda ultralarga da un numero crescente di famiglie per favorire la trasformazione digitale del paese.
I rischi di lock-in e la questione della concorrenza
Fra le criticità, evidenziate peraltro anche da Altroconsumo in una lettera inviata al Sottosegretario allo Sviluppo economico Gian Paolo Manzella e ai presidenti delle Commissioni di Camera e Senato, quelle legate al cosiddetto lock-in “che limitano il consumatore nell’eventuale cambiamento di fornitore”, evidenzia l’associazione dei consumatori, con conseguenti, “limitazioni alla libera concorrenza e alla fruizione dei servizi”. Ad essere penalizzati saranno gli operatori che non adottano sistemi di lock-in (ovvero vincoli contrattuali che rendono oneroso recedere dall’abbonamento prima di un certo periodo): gli utenti potrebbero più facilmente essere spinti a lasciare il proprio operatore, “attratti” dal voucher proposto da un operatore concorrente. In questo contesto, e senza misure per creare un level playing field, tutti gli operatori – anche quelli più trasparenti – potrebbero dunque essere indotti a reintrodurre vincoli contrattuali per bloccare potenziali emorragie di clienti.
Speculazioni su tablet e pc?
L’erogazione del bonus prevede il “bundle” connettività-dispositivo. I consumatori entreranno in possesso di pc e tablet solo dopo 12 mesi dall’attivazione del servizio. Ma chi garantisce che il consumatore non ne “approfitti” per l’acquisto del dispositivo per poi disattivare la linea ultrabroadband ed evitare dunque di pagare l’abbonamento? Come gli operatori possono recuperare il dispositivo in caso di disdetta? Peraltro le verifiche sulle reti di vendita in capo alle stesse telco non consentono verifiche puntali sulle promozioni degli stessi rivenditori che incentivati a incrementare le vendite sull’onda del bonus potrebbero dunque essere i reali beneficiari del bonus facendo leva proprio sulle promozioni relative ai device. Potrebbero dunque innescarsi comportamenti “opportunistici” ai danni delle stesse telco e soprattutto dello Stato che eroga i fondi pubblici.
La Broadband Map e la migliore tecnologia
Agcom nei giorni scorsi ha messo online la Broadband Map attraverso cui, inserendo il numero civico dell’abitazione è possibile verificare la disponibilità tecnologica (Ftth, Fttc, Fwa ma anche mobile). Peccato però che dalla mappa non sia possibile individuare la migliore tecnologia disponibile sulla base di una classifica delle prestazioni e che sul fronte Fwa in particolare non venga indicata la prestazione reale in termini di Mb disponibili al civico. Le telco in sostanza, ad oggi, non hanno la possibilità di capire nel dettaglio quale upgrade effettuare per il singolo consumatore. E lo stesso consumatore non può avere contezza della migliore tecnologia a cui migrare.
Il Misura Internet, prestazioni non omogenee nelle fasce orarie
Anche sul fronte “banda minima garantita”, uno dei requisiti previsti dalla misura, permangono forti incertezze. Con lo strumento individuato dal Decreto – ovvero Misura Internet – è complicato effettuare le verifiche. Le prestazioni misurate attraverso uno speed test variano infatti in base a tantissime variabili, ad esempio alle fasce orarie sulla base di picchi di traffico sulla rete ma anche se si utilizza, ad esempio, il wi-fi per la connessione che evidentemente abbatte le prestazioni rispetto ad una connessione diretta con modem. Non a caso la banda minima garantita è un concetto che non è mai stato applicato alle utenze residenziali ma solo ai contratti business. Il test potrà essere effettuato anche attraverso la piattaforma Ookla, ma resta comunque la questione dei picchi e delle modalità di connessione da parte dell’utente.
Gli aggiornamenti del Manuale operativo
“All’esito del proficuo confronto tra Mise – Infratel Italia ed Operatori coinvolti nel processo di erogazione dei voucher, pubblichiamo delle integrazioni del Manuale Operativo volti a risolvere delle potenziali criticità operative segnalate“: le novità sul sito Bandaultrarga.italia.it
E anche Agcom ha pubblicato oggi la specifica tecnica per l’aggiornamento della Broadband Map, la banca dati che permette di analizzare lo stato di sviluppo dell’offerta di accesso ad Internet al singolo indirizzo e di fare valutazioni comparative sulle diverse tecnologie e velocità. Il documento, disponibile all’indirizzo https://maps.agcom.it/risorse/specifiche descrive il formato di scambio e i campi che sono stati redatti in conformità con la normativa nazionale ed europea introdotta dal nuovo codice delle comunicazioni elettroniche e con le corrispondenti linee guida del Berec adottate nel corso del 2020.
“La specifica tecnica promuove l’utilizzo dei formati di scambio Gis – si legge nella nota Agcom- che consentiranno la progressiva automazione del processo di aggiornamento. Gli operatori che nei giorni scorsi hanno effettuato la procedura di registrazione all’indirizzo https://maps.agcom.it/registrazioneoperatori riceveranno nelle prossime ore le credenziali di accesso corredate dalle istruzioni per l’inserimento dei dati. Per facilitare ulteriormente la predisposizione dei dati da parte degli operatori, sul sito web https://maps.agcom.it saranno a breve pubblicati, utilizzando formati digitali, i template e il grigliato di riferimento conformi alla specifica”.