Scorporo della rete Tim, è polemica fra l’Ad del gruppo Amos Genish e il presidente Open Fiber Franco Bassanini. Lo scontro fa da sfondo alle dimissioni dell’ad Tommaso Pompei dalla società dell’Enel. Secondo Bassanini l’alto indebitamento e la rete in rame di Tim frenano gli investimenti nella fibra ottica: sul gruppo pesano “un elevato debito e la necessità di difendere l’asset della rete in rame che è iscritta in bilancio con un valore elevato e che, di fronte a una rapida migrazione sulla fibra, dovrebbe essere svalutata”. “Oggi – spiega – si richiede un investimento cospicuo. Come si fa? Con un modello di business uguale al passato o si richiede un investimento a lungo termine? Parla poi di una “inefficiente duplicazione dell’infrastruttura”.
Rispetto alla proposta di Tim di un’eventuale collaborazione commerciale sulla rete con Open Fiber “non ne abbiamo mai discusso concretamente nei nostri organi” ha detto Bassanini che critica “l’integrazione verticale” avviata da Tim che “pone ulteriori problemi di regolazione abbastanza complicati e possibili conflitti d’interesse”.
“Rispettiamo l’opinione di Open Fiber – la replica di Genish -, ma non condividiamo le sue considerazioni espresse sulla rete Tim. Ad oggi copriamo il 73% del paese con la nostra rete ultrabroadband” e “vogliamo continuare a investire per confermare Tim nel ruolo di protagonista nello sviluppo dell’infrastruttura ultrabroadband in Italia”. “La nostra offerta di collaborazione commerciale con Open Fiber – dice Genish – riguarda solo le aree bianche dove Tim è già presente con le sue infrastrutture e dipenderà da Open Fiber decidere se avrà un senso per loro. Il nostro approccio è quello di sviluppare una collaborazione per rispondere meglio alle esigenze di clienti che cercano una connessione ultrabroadband sempre migliore e più veloce. Ci dispiace – conclude Genish – che Open Fiber commenti il business degli altri, anziché avviare un dialogo costruttivo”.
Sullo sfondo le discussioni sullo scorporo della rete Tim e il dialogo avviato col governo dal gruppo di tlc, su una eventuale separazione funzionale. Su questo fronte “nei prossimi giorni” il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, dopo l’esercizio da parte dell’esecutivo del golden power, attende la risposta dell’Agcom su neutralità e sicurezza della rete dell’ex Telecom e sui possibili rimedi.
Sul fronte Open Fiber si annuncia una nuova fase, ha annunciato l’Ad Enel Francesco Starace al Sole 24 Ore. Coinciderà con la partenza del project financing da 3,5 miliardi per finanziare il piano di cablatura. Per questo gli azionisti della società, Cdp e Enel, hanno condiviso l’esigenza di un avvicendamento al vertice. L’Ad di Enel spiega come il percorso di uscita di Pompei fosse condiviso con il manager da tempo: “A lui va il mio più grande ringraziamento per il lavoro fatto. Il suo impegno ha permesso di tradurre in realtà un progetto infrastrutturale che non ha eguali in questo paese”. Il suo ruolo nel gruppo sarà legato allo sviluppo della nuvoa divisione E-Solutions che verrà annunciato con la presentazione del piano industriale a Londra la prossima settimana.
Per quanto riguarda la strategia di Open Fiber sull’interazione con Tim, secondo Starace il rapporto che Open Fiber può avere con l’ex incumbent è lo stesso che ha con tutti gli altri operatori che si avvalgono della sue rete, “e dato che non può fare discriminazioni, Open Fiber è tenuta a consentire operazioni commerciali con Telecom. Noto invece con molto piacere che la società ha cambiato posizione rispetto al passato, rivelando un interesse per questo tipo di accordi che prima non c’era”.
Netta la posizione sull’ ipotesi di dare vita a una società unica della rete o comunque a riassetti societari: La chiusura è totale. “Non ci interessa e questo perché non ha alcun senso né per Open Fiber, tanto meno per Tim. Ma mi pare che loro siano sulla stessa linea”.