La governance della futura società della rete “non necessariamente richiede che Telecom Italia perda la maggioranza: effettivamente questo è possibile se chi decide sulle regole di accesso e sugli investimenti sia effettivamente indipendente e terzo”. Lo ha detto il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini facendo riferimento alla posizione dell’amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, citando l’intervista rilasciata oggi dall’ad di Telecom Italia. Bassanini ha ricordato che il manager ha detto che “per una governance che garantisca la parità di accesso non richiede per forza che Telecom non abbia la maggioranza effettiva: ma questo è possibile – ha osservato Bassanini – se chi decide sulle regole d’accesso e chi decide sugli investimenti è indipendente e terzo”.
L’assetto della società della rete, dice Bassanini, “sarà attrattivo per Cdp se avremo – ha aggiunto Bassanini – la garanzia che non sarà gestita per spremere il massimo di redditività a breve per i sui azionisti ma per fare gli investimenti necessari accettando che i ritorni siano a lungo termine”.
E’ una operazione “che potrebbe consentire a un soggetto finanziario con una missione pubblica di dare un apporto di capitali all’accelerazione di investimenti. Ma deve essere molto chiaro che Cdp, non utilizzando risorse pubbliche ma risparmio dei cittadini, non può che fare un investimento che abbia redditività sicura e affidabile nel tempo”.
Anche guardando all’interesse generale dello sviluppo digitale nel Paese, Cdp “può intervenire solo se il suo apporto serve solo a investire di più, a potenziare gli investimenti”. Mentre “non è un problema l’assetto del capitale della società che ne risulterà”.
Secondo Bassanini, questa logica “deve essere trasferita alla governance della nuova società, altrimenti – ha detto – ci troveremmo nella stessa difficoltà in cui oggi si trova l’incumbent che vorrebbe fare investimenti, ma da un lato per il debito che ha sulle spalle, non per colpa degli attuali amministratori, dall’altro lato per l’indisponibilità degli azionisti a realizzare un significativo aumento di capitale o almeno a non procedere alla distribuzione di dividendi, non ha le risorse necessarie per un piano di investimenti almeno dal lato della telefonia fissa”.
Nel sottolineare, dunque, che “gli investimenti sulle reti di nuova generazione sono investimenti a lungo termine”, Bassanini ha ricordato, nel corso del convegno su ‘Italian smart communication’, che Cdp “da una parte non utilizza risorse pubbliche ma il risparmio dei cittadini, non può dunque che fare investimenti che abbiano una redditività sicura nel tempo, d’altra parte avendo una ‘mission’ pubblica può intervenire se il suo apporto serve a potenziare gli investimenti, a fare investire di più. Da questo punto di vista il problema non è nell’assetto del capitale della società che risulterà ma è quello di regolazioni più favorevoli a investimenti che sono possibili ma bisogna evitare che siano trasferimenti di valore ad un solo soggetto”.