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Bassanini: “Open Fiber aperta ad altri investitori”

Il presidente dell’azienda: “Ma la manifestazione di interesse deve venire da investitori pazienti consapevoli che il ritorno è a lungo termine”. 5G: “La sfida è nelle città medie”

Pubblicato il 12 Dic 2017

bassanini

Quella iniziata come una scommessa è oggi l’operazione su cui si basa buona parte dell’impegno italiano di recuperare il gap con gli altri Paesi europei sul fronte dell’infrastrutturazione ultrabroadband fissa, nonché premessa indispensabile per l’effettivo funzionamento dei network 5G. È il punto di vista di Franco Bassanini, Presidente di Open Fiber, che ha condiviso il proprio sguardo sull’evoluzione del contesto nazionale in occasione del convegno ‘Stati generali delle Telecomunicazioni – L’Italia alla svolta dell’ultrabroadband’, che si è tenuto oggi a Roma. Non si parla solo di tecnologia wireless e dei servizi tradizionalmente associati al mobile: “L’infrastrutturazione capillare è essenziale per esempio per la scuola del futuro, che come sappiamo non dovrà più formare capacità e skill per lavori esistenti oggi, ma per attività che si svilupperanno in modo ancora imprevedibile. È un cambiamento di ottica di cui è impossibile non tenere conto.

Quello dell’educazione è comunque solo uno dei molti verticali che saranno travolti dall’arrivo del 5G e dall’affermazione dell’Internet delle cose. Open Fiber è coinvolta direttamente nella creazione delle premesse che renderanno possibile questo salto: “Abbiamo aperto con Wind tre e altre istituzioni e aziende un cantiere, un progetto di sperimentazione a Prato e all’Aquila che ci consentirà di capire dal lato dell’infrastrutturatore come il 5G cambierà la vita delle famiglie, delle aziende, abilitando di fatto la nascita delle smart city, e quali servizi possono essere sviluppati negli ambiti della salute, della mobilità, della sicurezza, senza dimenticare la gestione e la prevenzione delle emergenze”. Bassanini ha citato anche la sperimentazione (guidata da Vodafone) partita proprio ieri a Milano. Ottimo il piano che mette alla prova le grandi aree metropolitane, ma servono anche casi d’uso come quelli di Prato e L’Aquila, perché sono tipiche medie città italiane da cui si possono creare esperienze esportabili in altri contesti simili”.

Bassanini ha chiuso il proprio intervento parlando del modello di business di Open Fiber, sottolineandone la neutralità in quanto “non intendiamo competere sull’erogazione di servizi, mentre continuiamo a negoziare accordi con operatori e telco. Non abbiamo altro indebitamento oltre quello che facciamo per finanziare i nuovi investimenti, approccio tipico di chi ha per target progetti infrastrutturali greenfield che abbiano investitori di lungo termine come Enel e Cassa depositi e prestiti. È previsto che la società si apra ad altri soggetti, ma è chiaro che la manifestazione di interesse deve venire da investitori pazienti: siamo una società che segue logiche di mercato, che intende remunerare bene i propri stakeholder, con la consapevolezza però che il ritorno è sul lungo termine”.

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