FREQUENZE

Beauty contest, spunta ipotesi decreto di annullamento

Secondo indiscrezioni di stampa nel provvedimento, il cui varo sarebbe in calendario subito dopo Pasqua, anche l’indizione di una gara a titolo oneroso per l’assegnazione delle frequenze

Pubblicato il 27 Mar 2012

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È iniziato il conto alla rovescia per la decisione del governo sul beauty contest dopo la sospensione dell’asta delle frequenze a titolo gratuito decisa dal consiglio dei ministri il 20 gennaio scorso per 90 giorni. Secondo quanto riporta l’Adnkronos, l’orientamento dell’esecutivo in vista della scadenza del 19 aprile sarebbe quello di varare un decreto che contenga l’annullamento del beauty contest subito dopo Pasqua.

Nello stesso provvedimento, in cui troverebbero posto altre indicazioni di politica industriale relativa al settore, sarebbe indetta una gara a titolo oneroso destinata solo agli operatori televisivi. All’ultima Conferenza Itu di Ginevra, infatti, è stata confermata la destinazione televisiva delle frequenze oggetto di gara, sebbene esclusivamente fino al 2015 dopo di che le frequenze sarebbero ‘apertè anche alla banda larga mobile. Nel provvedimento, su cui comunque i tecnici sono ancora al lavoro, non sarebbe contenuta alcuna indicazione economica visto che è l’Autorità per le comunicazioni che fa il regolamento sulla cui base poi il ministero confeziona il bando di gara.

Salvo sorprese dell’ultima ora, con l’annullamento del beauty contest, il governo darebbe così seguito all’ordine del giorno accolto lo scorso 22 marzo al dl liberalizzazioni: era stato presentato dalla Lega proprio per impegnare l’esecutivo allo stop definitivo dell’asta gratuita. La sospensione del beauty contest ha già provocato la reazione di Mediaset e Europa 7 che dieci giorni fa hanno presentato ricorso al Tar, mentre in una lettera inviata da Prima tv (altro soggetto ammesso alla gara) di Tarak Ben Ammar al ministero dello Sviluppo economico si invita il governo a procedere con l’assegnazione delle frequenze come previsto dal beauty contest.

Nella lettera si fa riferimento ai "danni economici" provocati alla società che aveva già provveduto al business plan per la digitalizzazione sostenendo che ulteriori ritardi aggraverebbero questi danni. Ma al di là dell’eventuale richiesta di indennizzi, il Mise si troverà intanto a dover restituire una cifra valutabile tra i 50 e i 75 milioni di euro: a tanto dovrebbero ammontare i versamenti degli operatori tra depositi cauzionali per la gara e fideiussioni corrispondenti al 10% degli investimenti previsti per la digitalizzazione delle frequenze.

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