Berec “bacchetta” Agcom: “Tariffe terminazione fissa troppo alte”

Dopo l’altolà della Commissione Ue, anche l’organismo dei regolatori europei si è espresso a sfavore della revisione del listino. Troppo lontano il 2015 per l’applicazione della metodologia di costo Bu-lric e l’Authority nazionale non avrebbe fornito sufficienti motivazioni per giustificare il “caso”

Pubblicato il 26 Mar 2013

Anche il Berec concorda con l’altolà della Commissione europea alla revisione delle tariffe di terminazione fissa formulata da Agcom. E’ questo in sintesi il messaggio contenuto in un parere che l’organismo dei regolatori europei delle telecomunicazioni ha pubblicato lo scorso 20 marzo. Secondo il Berec, “i seri dubbi” espressi da Bruxelles nei confronti della proposta di Agcom, in particolare relativi al percorso di discesa dei prezzi per i servizi di terminazione vocale in modalità IP (glide path), sono “giustificati”. In special modo perché il garante italiano rimanda al 2015 l’applicazione della metodologia di costo raccomandata dalla Commissione europea (il cosiddetto BU-LRIC) con l’obiettivo di migliorare l’efficienza dei servizi e spingere i prezzi verso il basso.

Il Berec sottolinea come “Agcom non abbia offerto una valida giustificazione per discostarsi dalle indicazioni della Commissione”, in quanto non è riuscita a dimostrare che vi siano “circostanze nazionali” specifiche che supportino questa decisione. Non solo: i garanti europei “condividono anche le preoccupazioni di Bruxelles secondo cui la proposta dell’Agcom potrebbe creare delle barriere al mercato interno” europeo, per via di una forte disparità con i prezzi praticati in altri paesi. E per questa ragione suggeriscono che il Garante italiano si adegui entro la fine del 2013 al modello di calcolo suggerito da Bruxelles.

La proposta dell’Agcom prevede tariffe di terminazione delle chiamate fisse comprese tra € 0,00206/minuto e € 0,00127/minuto per il 2013 e il 2014. Lo scorso 7 febbraio, tuttavia, Bruxelles aveva fatto sapere di ritenere queste tariffe decisamente più alte rispetto a quelle di qualsiasi altro stato membro. Il timore dell’Esecutivo europeo, come spiegato dal titolare all’Agenda Digitale Neelie Kroes, è che i nuovi prezzi non “siano conformi ai principi e agli obiettivi delle norme UE in materia di telecomunicazioni che prevedono che gli Stati membri promuovano la concorrenza e l’interesse dei consumatori all’interno dell’Unione”. Di qui l’apertura da parte della Commissione di un’indagine più approfondita della durata di tre mesi, seconda fase di una procedura che potrebbe anche sfociare in provvedimenti vincolanti per l’Authority italiana.

Il parere del Berec, come da prassi, era previsto proprio nel quadro di questo secondo step dell’inchiesta comunitaria. Per quanto sposi la linea della Commissione, l’organismo dei garanti europei concede tuttavia alcune attenuanti al nostro Garante. Da un lato ritiene che “Agcom abbia legittime ragioni per affidarsi ad un percorso di discesa dei prezzi”. Inoltre, scrive sempre il Berec, non si può affermare con certezza “se la proposta di Agcom creerà significative distorsione nel mercato retail”, al contrario di quanto esplicitamente paventato dalla Commissione.

IL PARERE DEL BEREC

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