Pubblichiamo una serie di opinioni sul tema del consolidamento delle Tlc. In Europa la Francia ha aperto le danze con il “caso” Sfr, mentre in Italia sembra sfumare il matrimonio Wind-3. E nonostante il flop di Bip Mobile si fanno strada nuovi operatori virtuali. Il nostro Paese rappresenta un’anomalia? O è ancora presto per i merger?
Ha una doppia preoccupazione, ora, Deborah Bergamini (Forza Italia), vicepresidente della commissione Trasporti della Camera. Da una parte, che la concorrenza si riduca, per via delle acquisizioni che infiammano l’Europa e che potrebbero arrivare anche da noi. Dall’altra, che la concorrenza continui a giocare così, troppo schiacciata sulla guerra dei prezzi, lesiva per la possibilità di investimenti infrastrutturali. “La concorrenza europea e quella italiana in particolare devono cambiare passo”.
Il mercato italiano si è dimostrato più lento di altri a recepire l’ondata di acquisizioni. E’ un bene, un male?
Certo non è un’eccezione. Da noi le cose sono sempre più complicate, rispetto ad altri Paesi comparabili. Questo non vale solo nelle tlc, che quindi nella lentezza italiana non fanno eccezione. Da tempo va avanti la discussione su fusioni che coinvolgerebbero Wind, H3G. Ma è tutto fermo. Sembra un paradosso, per il Paese con la più grande concentrazione di smartphone in Europa. Questo dato si scontra sia con la grande difficoltà del mercato a muoversi sia con il problema del nostro grave ritardo infrastrutturale sulla banda larga. Il nostro è un mercato che si è molto liberalizzato e la concorrenza ha portato a una guerra al ribasso delle tariffe, favorendo i clienti ma ha penalizzato gli investimenti. Questo è un male. E non può continuare così.
Quindi il consolidamento potrebbe essere un bene.
No, l’accorpamento tra tanti operatori mi preoccupa. Da liberale sono contraria alla distruzione della concorrenza: io voglio il massimo dell’apertura del mercato e della concorrenza. Positivo quindi che il nostro sia un mercato molto frammentato e che si stia prendendo un po’ più di tempo per le acquisizioni. Il consolidamento non è il cammino migliore.
Allora come se ne esce?
Dobbiamo entrare in una seconda fase delle liberalizzazioni. Concorrenza sì, forte come prima, ma diversa da prima. Una fase in cui la competizione non si giochi più sui prezzi, ma su politiche industriali che spingano investimenti sulle nostre reti.
I regolatori come dovrebbero favorire questa seconda fase?
Non do lezioni ai regolatori. Dico solo che le regole dovrebbero favorire una concorrenza vera, non fasulla, e al tempo stesso qualificata. Cioè non schiacciata sulla guerra dei prezzi ma orientata a strategie di competizione infrastrutturale.
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Andrea Rangone