AFFAIRE TELEFONICA

Bernabè affila le armi in vista del Cda

Al board del 3 ottobre si profila un braccio di ferro con i soci Telco sull’ipotesi ricapitalizzazione. Il presidente può contare sull’appoggio degli indipendenti

Pubblicato il 27 Set 2013

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Mentre Telefonica avrebbe avuto un primo contatto con il governo, il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabé va per la sua strada e forte dell’appoggio dei consiglieri indipendenti del gruppo, studia le contromosse da presentare al Cda del 3 ottobre. Lo scrive Il Sole 24 ore spiegando che se Bernabè portasse al board la richiesta di aumento di capitale potrebbe contare, su un cda di 14 membri, sull’appoggio di sei consiglieri e sette contro. Il punto, sottolinea il giornale, è che tutto dipenderà da come il presidente di Telecom presenterà una eventuale ricapitalizzazione al board.

Secondo il quotidiano una iniezione di 5 miliardi aperta a tutti soci è giudicata rischiosa dal mercato. Il quadro cambierebbe se l’operazione, magari di entità ridotta, fosse già in gran parte riservata all’ingresso di qualche investitore. E Bernabè non esclude nemmeno questa possibilità. Di contro i soci Telco sarebbero orientati a spingere per la vendita degli asset in Sudamerica, ipotesi non gradita al manager di Vipiteno.

“Si tratta di una operazione (la cessione degli asset brasiliani ndr) – ha spiegato il presidente qualche giorno fa in Senato – che ridefinisce in modo radicale la strategia del Gruppo, portando Telecom Italia a diventare un operatore di dimensione esclusivamente nazionale”.

L’aumento di capitale, arma che il presidente vuole usare per scongiurare il rischio downgrade, dovrebbe garantire le potenzialità di sviluppo dei mercati in cui opera il gruppo e del valore che può essere creato dal progetto di societarizzazione – ha puntualizzato lo stesso Bernabè – In questo caso, il percorso di separazione della rete di accesso, che rappresenta un elemento fondamentale del piano industriale, potrà essere realizzato in un orizzonte temporale più adeguato alla complessità degli aspetti regolatori”. Inoltre, “quest’ultima operazione consentirebbe di ridare solidità finanziaria al gruppo, valorizzando al meglio le potenzialità dei nuovi investimenti e contribuendo al rilancio dell’economia nazionale in termine di occupazione, innovazione e presenza internazionale”.

Secondo Tarak Ben Ammar, consigliere di Telecom, Bernabè agirà nell’interesse dell’azienda qualunque sarà la decisione che prenderà in occasione del cda del 3 ottobre. “Franco Bernabé è un amico, non parlo per lui, ci sono delle riflessioni che sta facendo, ha sempre lavorato nell’interesse dell’azienda, qualunque sarà la sua decisione sarà sempre nell’interesse dell’azienda”, ha detto Ben Ammar, a margine di un convegno a Milano. Ben Ammar ha poi dichiarato di non essere pessimista sulla situazione di Telecom Italia, ma non ha commentato il recente accordo siglato fra Telefonica e i soci italiani di Telco per un graduale passaggio del controllo della holding agli spagnoli. Sulla possibilità che Telecom finisca sotto il controllo di Telefonica, Ben Ammar si è limitato a dire: “Dobbiamo ancora capirla e verificarla, di sicuro quella sarà la direzione. Non è cambiato niente in realtà, sempre Telco è, vediamo dove va. Io guardo soltanto gli interessi di Telecom Italia e tutti i consiglieri guarderanno a questo. Questa è la nostra responsabilità fiduciaria. Siccome Telecom è una grande azienda che ha problemi, dobbiamo trovare le soluzioni”. “C’è una direzione – ha concluso – e cioè che cosa è il meglio per Telecom Italia. A noi il compito di verificarlo e fare quello che dobbiamo fare, parlo di tutti gli azionisti non soltanto di Telco”.

Nel Cda del 3 ottobre comunque per Bernabè sarà fondamentale l’appoggio dei consiglieri indipendenti. Ieri Massimo Egidi aveva annunciato l’appoggio al piano di ricapitalizzazione di Bernabè. “Se Bernabè proponesse un aumento di capitale, noi lo appoggeremmo – sottolineava – Noi come indipendenti rispecchiamo quello che i fondi e i piccoli azionisti chiedono, facciamo gli interessi di quasi l’80% del capitale (Telco ha il 22,4%, ndr), che è mal rappresentato. Prendiamo una posizione di difesa degli interessi degli azionisti di minoranza e di Telecom stessa”.

Egidi ha ribadito così quanto dichiarato ieri da tutti gli indipendenti che, tramite Luigi Zingales (lead indipendent director), hanno criticato l’operazione Telco-Telefonica che non tutela le minoranze.

Secondo Zingales, l’operazione è in totale conflitto di interessi e che non tutela le minoranze. “Gli amministratori indipendenti di Telecom Italia lamentano che, ancora una volta, la partecipazione di maggioranza relativa di Telecom venga trasferita a sostanziale vantaggio di pochi, senza alcuna considerazione per la maggioranza degli azionisti – scriveva Zingales – E’ con disappunto che osservano come l’ordinamento italiano non contempli strumenti di tutela della maggioranza degli azionisti, quando pacchetti in grado di conferire il controllo di fatto finiscono nelle mani di azionisti in conflitto con l’interesse sociale. E’ questo il caso di Telefonica, un concorrente diretto di Telecom Italia in Argentina e Brasile, che rischia di forzare Telecom Italia alla dismissione di asset preziosi per il rilancio della società”.

Oltre a Zingales, siedono nel Cda, in qualità di consiglieri indipendenti anche Jean Paul Fitoussi, Mauro Sentinelli, Lucia Calvosa e Massimo Egidi.

I cinque indipendenti più il presidente Franco Bernabè e l’Ad Marco Patuano rappresentano la maggioranza del cda nelle questioni che riguardano il Sudamerica, considerato che in quei casi i rappresentanti di Telefonica, Cesar Alierta e Julio Linares, devono uscire dal consiglio.

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