L’articolo pubblicato dal Financial times (“E’ ora che
Telecom Italia si svegli”) fornisce un quadro “fuorviante dello
scenario italiano”, in conflitto con “l’incontestabile
equità del regolatore” e del tutto falso per quel che riguarda
la “flessibilità finanziaria” del gruppo.
E’ la risposta di Franco Bernabè contenuta in una lettera
pubblicata oggi dal quotidiano finanziario inglese: non è vero che
l’Agcom voglia alzare i prezzi della connessione all’ultimo
miglio per risollevare i conti di Telecom Italia, come sostiene il
Ft, “anzi”, chiarisce Bernabè, “il regolatore italiano,
seguendo la richiesta della Commissione europea, sta implementando
la metodologia del costo incrementale nel lungo termine, già
attuato nella grande maggioranza dei Paesi membri, allineando il
prezzo della liberalizzazione dell’ultimo miglio di Telecom
Italia alla media degli altri Paesi”.
Per quanto riguarda poi le nuove reti in fibra ottica, l’adozione
della tecnologia Gpon (gigabyte passive optical network) “è in
linea con le scelte di tutti i principali operatori mondiali”,
continua Bernabè. “Ciò non sorprende in quanto il Gpon è molto
più economico della tecnologia P2P (point-to-point) in termini di
costi di investimento (50-100% in meno) e di manutenzione (20-40%
in meno)”.
Telecom Italia, conclude l’Ad, “ha intenzione di portare la
fibra al 50% della popolazione italiana entro il 2018 ed è aperta
a considerare progetti pubblico-privati per condividere gli
investimenti (per esempio i cavidotti) solo in aree geografiche
dove la concorrenza basata sulle infrastrutture non è sostenibile.
Sorprende il fatto che i nostri competitor vogliano usare i soldi
dei contribuenti per quella che definiscono un’iniziativa
market-driven per realizzare una rete in fibra nelle principali
città italiane”.