Bernabè: “La rete costa: gli investimenti vanno remunerati”

Nella sua prima uscita pubblica nelle vesti di presidente della Gsma, l’Ad di Telecom Italia ribadisce la necessità che Google & Co. facciano la loro parte negli investimenti. “Dobbiamo mantenere alta la qualità delle infrastrutture”

Pubblicato il 15 Feb 2011

È ora che gli over the top – come vengono chiamate le aziende che
hanno il loro business a monte della Rete – dai content provider
come Apple e Google ai social network come Facebook e Twitter,
facciano la loro parte sul fronte degli investimenti. Torna a
ribadirlo Franco Bernabè, amministratore delegato di Telecom
Italia, indossando però oggi il cappello di presidente della Gsm
Association. Bernabè, nella sua prima uscita pubblica dopo la
nomina alla guida dell'associazione per il prossimo biennio, ha
moderato gli interventi degli amministratori delegati dei più
grandi gruppi di operatori mobili, tra cui Vodafone, Telefonica,
China Mobile, America Movil e At&T.

"Non è una protesta, ma l'esigenza di sedersi intorno a
un tavolo e discutere come si possa meglio migliorare il servizio
ai nostri clienti e mantenere quell'alta qualità delle risorse
delle nostre reti che è stata una delle richieste della nostra
clientela", ha detto Bernabè. In sintesi, se chi fornisce i
contenuti vuole continuare ad avere l'alto livello di qualità
che chiede, deve cominciare a pensare di contribuire agli
investimenti. "La necessità di investimenti è molto forte e
quindi c'è la necessità che questi investimenti vengano
remunerati", ha poi sottolinea Bernabè a margine
dell'incontro elencando i diversi costi che gli operatori
devono sostenere. "La rete mobile è molto costosa – ha
chiarito – C'è l'aspetto di una disponibilità molto
limitata: ora in tutti i paesi verranno fatte le aste per il
digital dividend (ovvero l'attribuzione delle frequenze
liberate con il passaggio alla tv digitalè), dove sono già state
fatte hanno dato dei riscontri molto positivi per i Governi ma
costose per le società di telecomunicazioni mobili. C'è poi
un costo rilevante per l'aggiornamento delle
infrastrutture".

Moderando la tavola rotonda il numero uno di Telecom ha poi
spiegato che "nelle tlc un sistema aperto è quello che serve
al consumatore e all'industria". "Bisogna trovare una
strada nuova – ha sottolineato – per affrontare le sfide imposte
dall'esplosione del mobile Internet", e la strategia può
essere solo quella di "un ecosistema dove tutti operano per
sostenere il consumatore".

Nel mirino questa volta non c'è solo Apple ma anche altri
fornitori di contenuti. Tutti puntano sulle applicazioni e il nuovo
modello – secondo il presidente e Ad di China Mobile Wang Jianzhou
che ha fatto eco a Bernabè – può basarsi su un neologismo che
chiama ancora una volta in causa l'iPhone,  ovvero
"l'Ophone-open mobile system".

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