TELECOM ITALIA

Bernabè: “Nel 2013 ricavi più stabili”

Il presidente esecutivo: “Riduzione dei costi unica via per mantenere la redditività”. Credit Suisse taglia il target price della compagnia da 0,85 a 0,75 euro. Il titolo chiude a -1,71%

Pubblicato il 08 Apr 2013

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Telecom Italia vede rosa nel 2013. Il presidente esecutivo Franco Bernabè, che per ora ha potuto agire solo sui costi, prevede che alla fine del 2013 anche i prezzi si stabilizzeranno e questo dovrebbe portare più stabilità anche nei ricavi. Lo ha dichiarato in un’intervista video poi trascritta sulle pagine del Financial Times. “Abbiamo lavorato davvero molto sui costi – afferma il presidente esecutivo di Telecom Italia – siamo stati capaci di ridurli sostanzialmente” e si continuerà su questa strada perché, spiega al Financial Times, è l’unica via per mantenere la redditività in un ambiente in cui i prezzi sono in continua discesa, un quadro che non interessa solo Telecom ma tutto il settore in Europa.

Dopo l’annuncio della commissaria europea Neelie Kroes su un nuovo quadro regolamentare ”abbiamo visto sostanziali cambiamenti nella giusta direzione – prosegue Bernabè – ora almeno abbiamo un contesto che incoraggia gli investimenti industriali a lungo termine”. ”Quello che ha avuto un impatto sui ricavi – spiega il manager nella sua intervista – è stato l’accelerazione verso il basso delle tariffe di terminazione mobile. Questo giungerà al termine nella seconda metà del 2013 e penso che allora i prezzi inizieranno a stabilizzarsi. Vedremo più stabilità dei ricavi anche nella nostra azienda”.

Credit Suisse ha tagliato il target price su Telecom Italia da 0,85 a 0,75 euro, confermando la raccomandazione neutral. Gli esperti hanno abbassato le stime “per riflettere il taglio delle tariffe da parte di 3 e Wind nel mobile in Italia. Restiamo al di sotto del consenso”. Quanto alla possibile integrazione con 3 Italia, se in passato Hutchison Whampoa, secondo le indiscrezioni, chiedeva valutazioni elevate per l’asset, secondo CS questa volta alla luce del deterioramento delle condizioni di mercato e del continuo consumo di cassa di 3 Italia “potrebbe voler contemplare termini rivisti. Telco potrebbe anche accogliere favorevolmente” il gruppo cinese “quale nuovo partner nel patto, al fianco di Telefonica”. Ad ogni modo, nota Credit Suisse, l’Antitrust potrebbe bloccare l’operazione. Nel complesso, per gli esperti vanno ponderate da un lato la possibilità che ci sia un consolidamento nel mobile italiano, dall’altro la probabilità di ulteriori tagli delle stime del consenso su Telecom Italia in caso le attuali tariffe mobile prevalgano. In apertura titolo di Telecom Italia cede in Borsa l’1,80 a 0,5735 per poi scendere progressivamente fino a -3,3% e chiudere a -1,71%.

Secondo il Sole 24 Ore, lo schema di base dell’operazione Telecom-3 Italia lo schema di base resta quello di un’operazione carta contro carta, evitando il ricorso a un aumento di capitale da parte di Telecom per finanziare l’eventuale acquisizione.
Ipotesi irta di ostacoli, comunque la si giri. A partire dalle valutazioni – a distanza siderale – che vengono attribuite alle due parti in causa, per ora ufficialmente nemmeno ancora in trattativa. Al gruppo che fa capo al magnate di Hong Kong Li Ka Shing – tradizionalmente assistito da Goldman Sachs – viene attribuita l’aspettativa di ottenere con il conferimento di 3 Italia il 25% del capitale ordinario dell’incumbent tricolore. Il che vorrebbe dire valorizzare 3 più di 2,5 miliardi, riconoscendo un multiplo pari a oltre 9 volte l’ultimo Ebitda. Impensabile per un operatore che, da quando è nato, ha sempre chiuso i conti in rosso, tanto più che gli asset fiscali (le perdite pregresse) che potrebbero ribaltare l’ottica delle convenienze sono difficilmente spendibili nel caso di Telecom. Alla parte del potenziale acquirente viene invece attribuita una valutazione di partenza dell’ordine di 1,5 miliardi, accompagnata dalla prospettiva che il gruppo cinese possa accettare di valorizzare la quota di Telecom che riceverebbe in cambio al valore unitario di 1,2 euro per azione, pari cioè all’attuale valore di carico di Telco. In questo caso la fetta di Telecom che cambierebbe bandiera risulterebbe più che dimezzata, sotto al 10%. In più, secondo le voci in questo senso, H3G sarebbe disponibile anche a rilevare le quote che eventualmente si svincolassero dall’accordo Telco.

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