Per rendere più competitiva l’industria europea delle Tlc è necessario un consolidamento del mercato: questa la tesi di Franco Bernabè, il presidente esecutivo di Telecom Italia, esposta in occasione del summit Ft-Etno a Bruxelles. “L’industria europea delle telecomunicazioni è eccessivamente frammentata”, ha detto. “Che in tutti i Paesi dell’Ue ci siano decine di operatori mobili non ha molto senso”, ha aggiunto Bernabè puntualizzando che “in Cina ci sono tre operatori mobili, negli Stati Uniti 4, in Austria qualche decina”. Di qui “l’importanza che ha il consolidamento dell’industria europea: soffriamo di un’eccessiva frammentazione a livello nazionale ed europeo e ci confrontiamo con competitor estremamente più consolidati”.
Riguardo alla regolamentazione se da un lato Bernabè riconosce che rispetto a un anno fa le posizioni della Commissione europea è cambiata, dall’altro sottolinea che ancora “c’è una prevalente ortodossia regolamentare” che non riflette completamente i cambiamenti che ci sono stati nel settore delle telecomunicazioni.Solo il fatto, ha aggiunto Bernabè, che “un anno fa la Commissione europea sostenesse che bisognava ridurre i prezzi del rame e che oggi invece sostenga che le entrate dal rame generano cassa per investimenti alla banda larga è una rivoluzione copernicana”.
La situazione eè cambiata grazie alla “intelligenza” della commissaria Ue all’Agenda digitale Neelie Kroes, che a luglio ha presentato una serie di indicazioni normative sui prezzi di accesso alle rete in rame e in fibra ottica, e che oggi ha fatto un ulteriore passo avanti. La Kroes ha infatti affermato che i prezzi d’accesso alla rete in rame devono prendere in conto anche l’andamento dell’inflazione. “Non possiamo vivere in un ambiente deflazionistico” e l’intervento del commissarrio Ue “apre la strada a un ambiente normativo per le tlc molto simile a quello di altri settori”.
Il presidente esecutivo di Telecom Italia è intervenuto anche sul tema della crisi. “La ripresa vera ci sarà quando saranno risolti i problemi strutturali dell’economia italiana, che sono ben lungi dall’essere risolti”. I problemi “sono stati affrontati dal governo Monti in modo estremamente serio, ma non si può pensare che un Paese che ha accumulato talmente tanti ritardi e vede da tantissimi anni un’assenza di investimenti esteri di grandi dimensioni possa risolvere questi problemi nel giro di poco tempo. Ci vuole molto, molto tempo. Ci vuole un processo di risanamento che richiede molto tempo, allora si potrà parlare di vera ripresa”.