«Noi dumb pipes? Mi rendo conto che c’è chi, come gli operatori
over-the-top, ci vorrebbe ridotti a meri trasportatori di bit. Ma
la battaglia non è affatto persa. Anzi, penso che le telco abbiano
ancora un ruolo importante da giocare, anche davanti agli enormi
cambiamenti dell’ecosistema in cui ci troviamo ad agire»:
Franco Bernabè, presidente esecutivo di Telecom
Italia, non ha affatto intenzione di alzare bandiera bianca: “Vi
sono molte aree di sviluppo in cui abbiamo ancora parecchie cose da
dire, addirittura di più di quelle aziende che al mercato
finanziario appaiono oggi i vincitori della battaglia”.
La guerra è nata sul fisso. Ma ora lo scontro più duro sembra
spostarsi sul broadband mobile.
Certamente è da lì che vengono le novità maggiori. È
l’elettronica di consumo, con i nuovi tablet e smartphone, a
imporre il cambiamento. Di converso, non ci sono ancora nuovi
servizi in grado di trainare la domanda di banda ultralarga nelle
comunicazioni fisse. La Corea, che si è dotata di una rete
ultrabroadband tra le più avanzate al mondo, stenta a riempirla di
contenuti e servizi per i quali i consumatori sono disponibili a
pagare un premio. Sono più le difficoltà che i successi.
Vuol dire che assistiamo ad una rottura storica, quella fra
network e servizi?
Una decina di anni fa, ai tempi della bolla Internet, si è
investito moltissimo in tutto il mondo in infrastrutture a banda
larga. Questo ha consentito la nascita e l’offerta di servizi
web-based di qualità, a dispetto della natura best effort di
Internet. Le barriere all’ingresso nel mercato delle
telecomunicazioni si sono abbattute e gli operatori over-the-top
(content provider, software company, gestori si sistemi operativi,
persino brand del consumer electronics) sono entrati nel mercato
globale dei servizi di telecomunicazione appoggiandosi sulle
infrastrutture delle telco. Hanno sfruttato in pieno le economie
globali e la mano libera regolatoria per creare organizzazioni di
tipo monopolistico: un social network non ha obblighi di
interconnessione o interoperabilità come li abbiamo noi. Loro si
muovono su scala globale, noi locale.
Insomma, voi fate la rete nazionale, gli altri offrono
servizi a tutto il mondo.
C’è questa contraddizione che ci penalizza non poco. L’esempio
più lampante è la voce: da sempre è stato il servizio core del
nostro settore, quello che giustificava gli investimenti: Internet
ne ha messo a rischio il valore. La voce si sta trasformando in un
prodotto ancillare da proporre in bundle con altri servizi.
Non tornerete indietro.
Infatti, bisogna guardare in faccia la realtà: gli Ott hanno
risucchiato una parte significativa del valore tradizionale
dell’industria delle telecomunicazioni e non si fermeranno di
certo qui. Sempre più servizi e applicazioni di telecomunicazione
saranno offerti da operatori over-the-top.
Un de profundis per le telco?
No, affatto. Vi sono mercati in cui gli Ott non riescono a
competere qualitativamente con chi ha il network. Si tratta di quei
servizi per la cui offerta risulta fondamentale il controllo della
rete. Penso, ad esempio, a servizi che hanno bisogno di
comprovata sicurezza e solida protezione dei dati. Non si tratta di
poca cosa, viste le continue falle che in questi campi la Rete sta
mostrando un po’ ovunque. Credo che in futuro crescerà molto la
domanda di servizi sicuri da parte di individui, aziende,
istituzioni. In particolare, è un’esigenza che si accrescerà
con lo sviluppo delle applicazioni cloud. Noi possiamo offrire
questo tipo di sicurezza, gli Ott molto meno proprio perché noi
siamo in grado di sfruttare appieno l’intelligenza dei nostri
network, ne abbiamo il controllo. Loro si limitano a passarci
sopra.
Facebook mostra che fra i consumatori c’è scarso
interesse per la privacy.
Quando Facebook è nata, la protezione delle informazioni personali
era uno delle sue caratteristiche. Adesso i dati personali degli
iscritti sono diventati uno strumento di ricavi commerciali, sono
una moneta. I consumatori, soprattutto i giovani, hanno poca
consapevolezza di cosa “pagano” oggi in termini di privacy per
stare su un social network. Ma credo che le cose cambieranno.
E voi, che risposte potete dare?
Lo ripeto, offrire la protezione che i servizi di rete, le network
enabled solutions, ci consentono. Se devo sintetizzare direi che
sono tre i nostri capisaldi competitivi: reputation, innovation,
customer satisfaction. È un terreno in cui non solo non ci faremo
cannibalizzare dagli Ott, ma potremmo andare all’attacco
strappando loro terreno. Anche con accordi, senza essere
perennemente in lotta. Ad esempio, negli Stati Uniti Movistar offre
servizi in collaborazione con Facebook mentre in Francia Google e
France Telecom stanno ragionando su come ridurre l’impatto di
Youtube nella rete di FT.
O magari potreste andare voi stessi nel terreno degli
Ott.
Certamente, è questo il grande cambio di mentalità che attende le
telco: prendere atto della separazione fra rete e servizi ed
offrire servizi sinora tipici degli Ott. Ad esempio, Telecom Italia
propone servizi cloud importanti come la “Nuvola italiana” ed
è entrata nel mercato della fornitura di servizi televisivi via
Internet. Ripeto, rispetto agli Ott noi abbiamo il vantaggio di
avere la rete.
Ma lo svantaggio di giocare con regole differenti, ad
esempio la privacy.
Certo, a volte abbiamo l’impressione di giocare a calcio con i
piedi legati. Vanno modificate le regole Ue sulla privacy. Mentre
gli Ott, forti della legislazione americana, hanno molta più
libertà di azione, noi rischiamo l’inchiesta penale se usiamo
impropriamente i dati dei nostri clienti. Per non dire del costo e
della complessità delle procedure per il trattamento corretto
delle informazioni. È necessario trovare un equilibrio diverso.
Europa e Stati uniti devono mettersi attorno al tavolo e
individuare una politica comune.
Un equilibrio difficile da trovare negli investimenti per
le nuove reti.
È vero. Parlavo della tendenza alla banalizzazione del traffico
voce e ormai anche dei dati. Eppure il flusso dei dati trasportati,
soprattutto in mobilità, sta aumentando in maniera esponenziale. E
sarà così anche in futuro. Ci troviamo dunque davanti ad una
contraddizione: dovere investire nelle reti di nuova generazione
fisse e mobili, ma vedere scendere, anche per scelte della politica
e delle autorità regolatorie, il prezzo dei servizi che vendiamo.
Sono due condizioni che rischiano di non essere compatibili se non
si creano le condizioni che incentivino gli investimenti delle
telco.
Bernabè: “Privacy, è tempo di nuove regole”
Il presidente esecutivo di Telecom Italia: “Gli Ott americani hanno più libertà d’azione, in Europa aziende con le mani legate”
Pubblicato il 18 Lug 2011
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