Telecom "torna" in Brasile. L'operatore, che nel suo
piano di dismissioni sembrava voler ridurre la sua partecipazione
in America Latina, potrebbe invece tornare a investire lì, usando
Tim Brasil come “piattaforma per una nuova espansione, qualora si
presentassero le condizioni e le opportunità”. Ad affermarlo è
Franco Bernabè, amministratore delegato di Telecom, in
un’intervista rilasciata al quotidiano brasiliano Valor in cui il
manager riconosce “il successo dell'operazione
brasiliana”.
Nel primo trimestre la controllata brasiliana guidata da Luca
Luciani ha realizzato un utile netto di circa 13,1 milioni di euro
rispetto a una perdita di 165 milioni nello stesso periodo 2009 e
ricavi saliti del 5,4% a 1,35 miliardi di euro.
"Se c'è una possibilità di creazione di valore per gli
azionisti, non limiteremo la possibilità di crescere”,
garantisce Bernabè. Alla domanda se anche Nextel sia nella
“lista della spesa” Bernabè sorride al giornalista e declina i
commenti alle ipotesi. "Crediamo che Tim debba crescere più
organicamente, senza acquisizioni – precisa Bernabè – ma se
dovessero presentarsi delle opportunità, che non vediamo in questo
momento, saranno prese in considerazione”.
“Tim è un asset molto importante per la strategia mondiale del
gruppo e anche per il settore Tlc in Brasile. Per questo motivo –
ricorda Bernabè – abbiamo deciso di concentrare la nostra
strategia nei due mercati: Italia e Brasile”.
In Brasile lo scenario è particolarmente movimentato a causa del
tentativo di Telefonica di ottenere il controllo totale di Vivo,
per ora stoppato da Portugal Telecom: secondo Bernabè
l'operazione non influisce sulla strategia di Telecom nel
Paese. "La competizione la fanno le aziende e ciò che accade
a livello degli azionisti non incide” puntualizza l’Ad di
Telecom Italia, lasciando intendere che la strategia di Tim Brasil
non muterebbe anche qualora dovesse andare in porto
l'operazione Vivo.
“Se dovremo lasciare il paese – dice invece Bernabè riferendosi
infine all'Argentina – lo faremo con grande tristezza. Abbiamo
salvato la società da una situazione difficile e ampliato il suo
funzionamento: non siamo stati trattati con giustizia”.