GOOGLE

Big Tent, assente l’industria italiana dei contenuti

Nessun intervento di Telecom Italia, Rai, Sky e Mediaset all’evento romano di Google. Riflettori puntati su copyright e cultura digitale

Pubblicato il 04 Lug 2013

Vito Di Marco

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Si è conclusa la prima parte della giornata organizzata da Google a Roma sulla cultura e sul futuro dell’era digitale. Al «Big Tent», presso l’Aranciera di San Sisto, hanno partecipato nella mattina, tra gli altri, il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Massimo Bray, il direttore della rivista dei gesuiti “La Civiltà Cattolica” don Antonio Spadaro e Vinton Vint G. Cerf, uno dei padri fondatori di Internet e Vice President di Google.

Il Ministro Bray ripercorre la sua esperienza alla Treccani ed il lavoro fatto per digitalizzare e rendere fruibili ad un pubblico maggiore i contenuti dell’enciclopedia italiana, ammettendo i ritardi della pubblica amministrazione e la necessità di introdurre innovazione e cambiamento nella struttura e nella operatività del Mibac. Un breve resoconto dei messaggi twitter, hashtag #bigtentroma, registra molto entusiasmo per un Ministro che sa parlare con competenza della Rete senza nascondere i limiti del Paese ma rilanciando sulle sfide che vanno affrontate.

La vera sorpresa della mattina per la platea è l’intervento di don Antonio Spadaro che afferma , tra le altre cose, che “’Anche la cultura degli hacker si può ricondurre alla teologia”’ e che “Dio aveva previsto l’incontro tra il web e la Chiesa”.

L’intervento di Vint Cerf non risparmia critiche ai ritardi infrastrutturali italiani:”Alloggio in un bellissimo albergo ma la connettività Wifi è disastrosa” , lanciando un invito alle Telco italiane per migliori infrastrutture a banda larga che permettano la fruizione dei servizi. Il problema del mercato italiano è il numero troppo basso di utenti online che non possono fruire delle offerte di contenuti in rete. “Internet è una tecnologia estremamente distruttiva: o ci si adatta o si muore” le leggi dell’evoluzione darwiniana non lasciano altre scelte.

Ma ciò che colpisce maggiormente di questa giornata di discussione sono le assenze tra i relatori e in sala. Il programma della giornata recita : La cultura, la creatività, l’intrattenimento e le loro industrie rappresentano un grande potenziale per l’Italia. Le piattaforme digitali possono aiutare queste industrie a diventare dei motori di crescita e di innovazione per il Paese? Quali sono le sfide aperte che ancora devono essere affrontate? Quali sono le lezioni di chi ha già cominciato ad affrontare la transizione al digitale?

Ma a discutere e confrontarsi su questo non vi sono le principali industrie culturali e media italiane , non vi è la Rai , né Telecom Italia, tantomeno Mediaset o Sky. Forse una occasione persa per iniziare a confrontarsi sull’ ”adattamento” necessario ed inevitabile.

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