Bip Mobile ha ufficializzato ieri la propria richiesta ad Agcom di poter abilitare le chiamate in entrata. Una possibilità metterebbe il Mvno nelle condizioni di poter ottenere ancora qualche introito, senza aumentare i costi, alleggerendo così la propria posizione economica e garantendo nello stesso tempo agli utenti la possibilità di essere almeno reperibili, pur non potendo chiamare. La questione però ha profili molto delicati, e gli uffici dell’authority stanno verificando, prima di pronunciarsi, se e in che modo questo aspetto possa interferire sulle procedure di concordato preventivo in corso e sulle decisioni del tribunale.
Intanto, a un ritmo massimo di 15mila migrazioni al giorno, ai 220 mila clienti di Bip Mobile dovrà essere garantita la possibilità di passare a un altro operatore. Con questa decisione l’Agcom ha messo un primo importante paletto per portare a conclusione la vicenda iniziata il 31 gennaio 2013, con la disattivazione delle utenze dell’operatore virtuale, a causa del contenzioso nato per debito accumulato con l’enabler Telogic.
Rimane però il nodo del credito residuo: una stima approssimativa lascia infatti intendere che in media ogni cliente, al di là delle eccezioni e dei casi particolari, al momento della disattivazione avesse tra i 10 e i 12 euro da spendere: cifre che i consumatori vorrebbero vedersi riconoscere al momento del passaggio con altri operatori, e su cui l’authority sta approfondendo le proprie valutazioni. Per prendere una decisione su un eventuale risarcimento, complicato tra l’atro dalla procedura di concordato preventivo già attivata da Bip Mobile, sarebbe necessario poter disporre di dati dettagliati su quale parte di ogni singolo credito sia prepagato, e quale invece sia frutto di “bonus” e promozioni, e quindi non risarcibile.