Le infrastrutture sono indispensabili, ma non bastano. La strada per recuperare è ancora lunga. Lo conferma anche la recente valutazione sullo stato dei diversi Paesi europei in tema di economia e società digitale, che fotografa l’Italia agli ultimi posti nel ranking europeo. Il Piano italiano per la banda ultralarga va nella giusta direzione, ma il successo dipenderà molto dalla sua attuazione. In questo senso è auspicabile un miglior coordinamento di tutte le forze in campo. Un gap da colmare, oggi, è quello culturale. Internet è qui per restare. Non possiamo immaginare di tornare a un mondo senza Internet, aggrappandoci al “come si stava meglio prima”.
All’interno delle nostre aziende occorre sviluppare le competenze digitali investendo in formazione continua. Ma non solo: occorre riorganizzare i processi, renderli più snelli, più fluidi, più integrati, e fare in modo che le nostre organizzazioni aziendali siano più performanti e in grado di competere con le realtà virtuose come quelle che si trovano nei paesi dell’Europa del nord. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare. In Italia si sente la mancanza di grandi e importanti leader in ambito IT in grado di trainare il sistema. I “giochi” hanno luogo altrove, oltreoceano. Basti pensare a quanto l’Olivetti, simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo per l’attenzione alla tecnologia e all’innovazione, la cura del design, la presenza internazionale, la sensibilità verso gli aspetti sociali del lavoro abbia influenzato il mercato.