LA RISTRUTTURAZIONE

Blackberry, via i top manager

Riorganizzazione: il nuovo Ceo sostituisce il Cfo Bidulka con James Yersh e licenzia Coo e Cmo senza prevedere sostituti. Esce di scena anche Martin, membro del board

Pubblicato il 26 Nov 2013

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Ristrutturazione in casa Blackberry. A tre settimane dalla decisione dell’azienda canadese di puntare su un maxi-bond per raccogliere finanziamenti dal mercato per un miliardo di dollari (rinunciando, almeno per il momento, all’ipotesi vendita), il Chief executive ad interim, John Chen, ha annunciato una serie di cambiamenti ai vertici aziendali.

Innanzitutto ha nominato un nuovo Cfo (Chief financial officer), James Yersh, al posto di Brian Bidulka, che resterà comunque consulente per tutto l’anno fiscale per consentire una transizione indolore. Yersh è una nomina interna, dato che è in Blackberry dal 2008 e il suo ultimo incarico è di Controller and Chief compliance officer. Escono di scena invece senza sostituti Kristian Tear, Coo, e il Cmo Frank Boulben, entrambi nominati dal precedente Ceo Thorsten Heins circa un anno fa: per loro non si fa riferimento ad alcun successore e anzi il comunicato ufficiale lascia intendere che, per il momento, le loro deleghe saranno assunte direttamente dal Ceo.

Anche il consiglio di amministrazione è al centro di cambiamenti, con uno dei suoi componenti, Roger Martin, che lascia la poltrona su cui sedeva dal 2007.

Secondo gli analisti Chen, che ha assunto la guida di Blackberry solo a metà novembre, punta a “ottimizzare” la gestione del management e a concentrare il potere nelle proprie mani. “In realtà non si sta comportando come un Ceo ad interim – sottolinea Peter Misek di Jefferies – e i motivi più evidenti del suo comportamento sono la ‘rimozione’ di uno ‘strato’ di manager e il trasferimento dell’hardware in una nicchia molto meno enfatizzata”.

Da diverso tempo in gravi difficoltà finanziarie, a settembre BlackBerry aveva raggiunto un accordo preliminare da 4,7 miliardi di dollari, 9 dollari per azione, per la cessione del gruppo a un consorzio guidato dalla canadese Fairfax Financial. Poi il 4 novembre, nell’ultimo giorno disponibile per la presentazione delle offerte, ha fatto marcia indietro nonostante fossero spuntati anche altri candidati e ha deciso di dire stop alla vendita. Ha puntato invece su un maxi-bond per raccogliere finanziamenti dal mercato per un miliardo di dollari, scegliendo sostanzialmente di continuare a credere in se stessa.

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