L'EDITORIALE

Boccata di ossigeno per Tiscali, ma l’orizzonte non è privo di nubi

Nell’arco di un anno ceduto a Fastweb il “meglio” degli asset. L’azienda sarda prova a risalire la china libera dal capex. Plaude il mercato: il titolo guadagna il 22%. Ma bisognerà rifare il piano industriale e senza alleggerire ulteriormente la macchina non sarà possibile tenerla in pista

Pubblicato il 31 Lug 2018

digitale

Un’operazione win-win. La si potrebbe definire così la nuova partnership appena siglata fra Fastweb e Tiscali. Da un lato c’è una telco che rafforza il proprio patrimonio, in termini di asset e frequenze (e che frequenze considerato che i diritti d’uso della porzione in questione sono appena stati prorogati di sei anni), e si prepara per la sfida 5G con un corredo dunque di tutto rispetto; e al di qua c’è un’altra telco, non messa bene, anzi messa decisamente maluccio, che incassa 150 milioni di euro, una boccata di ossigeno più che rigenerante considerato il forte debito e la mancanza di risorse in cassa.

Ora, che Tiscali sia preda o alleata poco conta: il mercato ha accolto più che positivamente l’operazione tant’è che il titolo all’indomani dell’accordo ha guadagnato fino al 22%. Vero è che il destino dell’azienda è ancora tutto da disegnarsi: certo non ci sarà più capex, ma solo opex considerato che gli unici costi a carico saranno quelli operativi e che l’azienda potrà estendere la propria offerta di rete fissa ultra-broadband dagli attuali 8 milioni a 18 milioni di famiglie. Ma il piano industriale va rifatto. L’azienda è in difficoltà ormai da troppo tempo e non è in grado di reggere l’agguerrita competizione del mercato così com’è. Dovrà riorganizzarsi e probabilmente ridurre fortemente il personale – i sindacati non a caso hanno già sollevato la questione – se vorrà ripartire con la marcia giusta forte anche del “tesoretto” incassato grazie all’operazione Fastweb.

Da parte sua l’azienda capitanata da Alberto Calcagno di fatto si è portata a casa nell’arco di appena un anno il “meglio” di Tiscali, la “polpa”. Risale a febbraio 2017 il via libera definitivo ai due contratti sottoscritti a fine 2016 che, il primo riguardante la cessione a Fastweb del ramo d’azienda Tiscali Business (comprensivo dei clienti del segmento Top client di Tiscali e il contratto-quadro per i servizi di connettività (Spc) alla pubblica amministrazione), il secondo l’utilizzo delle frequenze 3.5 Ghz di Tiscali da parte di Fastweb. E ora si aggiunge la proprietà delle frequenze stesse e il loro diritto d’uso fino al 2029.

Fastweb dunque cresce. Tiscali prova a ripartire. Resta da capire se qualcuno – ma non Fastweb a questo punto che ha avuto più di un’occasione – sia interessato a rilevare i clienti della sarda in un’operazione di consolidamento. Oppure se Tiscali sarà in grado di risalire la china trovando una chiave per competere su un mercato sempre più aggressivo sul fronte offerte. Il “legame” con Fastweb certamente aiuta, ma non può bastare.

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