At&t Mobility ha "sistematicamente" gonfiato le bollette
degli utenti americani di iPhone e iPad per l’utilizzo dei dati
mobili: è l’accusa al centro di una causa intentata presso una
corte federale della California da un privato cittadino – ma che
chiede al tribunale di elevare il procedimento al rango di class
action – contro quello che fino allo scorso mese era l’unico
operatore autorizzato da Apple a vendere i suoi popolari
device.
Il cittadino che accusa At&t (ma non Apple, mai nominata nei
documenti legali) è Patrick Hendricks, che ha assunto una società
di consulenza indipendente per studiare i metodi di fatturazione di
At&t. Nel corso di due mesi di indagine, la società ha scoperto
che At&t ha regolarmente fatto pagare l’utilizzo dei dati molto
più caro del previsto: dal 7 al 14% in più in media, ma si arriva
a punte del 300% in più.
Le bollette di At&t diventavano particolarmente salate, sostengono
gli avvocati di Hendricks, perché il carrier “gonfiava” la
quantità di dati scaricati che metteva in fattura e aggiungeva
“traffico fantasma” (mai effettuato). Secondo Hendricks, questo
dubbio comportamento da parte di At&t interesserebbe tutti gli
utenti di iPhone e iPad negli Stati Uniti (milioni), purché
abbiano il piano a consumo del carrier: per questo viene richiesta
la class action.
Senza mezze misure, l’accusa definisce i metodi di billing di
At&t come “una pompa di benzina truccata che fa pagare un intero
gallone anche se il cliente mette nel serbatoio dell’automobile
nove decimi di gallone. A volte fa pagare anche se non si è mai
entrati nella stazione di servizio”.
Tutto è cominciato in autunno, quando Hendricks, che usa il piano
dati di At&t da 15 dollari al mese, che gli dà diritto a consumare
200 Mb mensili (e lo obbliga a pagare altri 15 dollari per ogni 200
Mb aggiuntivi), si è accorto che gli sono stati fatti pagare 15
dollari in più anche se il suo utilizzo dati è stato di 223 Mb,
ovvero solo l’11% al di sopra del tetto fissato dal piano
tariffario, e “molti di questi pagamenti sono stati addebbitati
per transazioni dati che il Sig. Hendricks non ha mai
effettuato", si legge nella causa. "L’ammontare degli
altri pagamenti è stato sistematicamente gonfiato in termini di
effettive quantità di dati utilizzate”.
Perciò gli avvocati non solo sostengono che ad Hendricks è stato
messo in bolletta più del dovuto, ma che la presunta pratica di
At&t di sovrastimare il traffico lo ha costretto a “limitare il
suo utilizzo dei dati per evitare di incorrere nel sovrapprezzo e
questo gli ha impedito di sfruttare a pieno i 200 Mb mensili per
cui pagava”. Il piano dati cui è abbonato Hendricks è uno dei
due (l’altro costa 25 dollari al mese per 2 Gb di dati)
introdotti da At&t a giugno 2010 per tutti i nuovi abbonati di
iPhone e iPad al posto del “senza limiti” da 30 dollari al mese
che l’operatore offriva da tre anni.
"Una fatturazione trasparente e precisa è la priorità di
At&t”, ha replicato l’azienda interpellata da FierceWireless.
"Anzi, abbiamo creato strumenti che permettono ai nostri
clienti di controllare il loro utilizzo del traffico voce e dati in
qualunque momento, proprio per evitare sorprese in bolletta. Ci
difenderemo da queste accuse con forza”.
Non è la prima volta che il colosso americano delle
telecomunicazioni viene preso di mira per i suoi piani dati. A fine
giugno 2010, At&t e Apple sono state oggetto di un’altra causa
che sosteneva che At&t ricorreva a tecniche di advertising
ingannevoli verso i clienti di iPad offrendo inizialmente un
prodotto molto conveniente – tariffa flat per dati senza limiti
– ma portandoli poi, subito dopo, verso piani a consumo:
l’unico modo per restare alla tariffa senza limiti era rinnovare
il servizio ogni mese.