Il gruppo Bolloré ha aumentato la partecipazione detenuta nel capitale di Vivendi dal 10,2% al 12,01%. Il gruppo controllato dalla famiglia dell’imprenditore bretone Vincent Bolloré ha aumentato la partecipazione acquistando ulteriori 24,6 milioni di azioni dell’operatore dei media francese al prezzo unitario di 23,08 euro per un investimento totale di 568 milioni di euro, una cifra di poco inferiore a quanto incassato pochi giorni fa dalla cessione di una quota rilevante di Havas. Groupe Bolloré, titolare ancora del 60% del capitale, ha infatti ceduto per 601 milioni di euro il 22,5% della società pubblicitaria, molto di piú del 17% inizialmente previsto grazie alla forte domanda degli investitori.
Bolloré non intende comunque prendere il controllo di Vivendi, ha assicurato oggi l’autorita’ dei mercati finanziari (Amf), ma “proseguire i suoi acquisti di azioni Vivendi in funzione delle opportunita’ di mercato”. Inoltre Bollore’, che e’ presidente del consiglio di sorveglianza di Vivendi “non esclude di poter proporre delle nuove nomine” in seno a tale organo.
“A seguito di tali acquisti, Groupe Bolloré detiene 162 milioni di azioni Vivendi, che equivalgono ad un valore di mercato di 3,8 miliardi di euro”, ha precisato in una nota il gruppo. Il rafforzamento della presa di Bollorè sul capitale di Vivendi è emerso in un momento critico per la società francese. Il fondo di investimenti statunitense P. Schoenfeld Asset Management (Psam) ha infatti criticato le strategie di Vincent Bolloré e dei vertici aziendali e chiesto di aumentare i rendimenti del titolo tramite un’espansione del programma di buy-back con l’utilizzo dell’enorme liquidità accumulata dalle dismissioni multimiliardarie effettuate negli ultimi anni.
Negli ultimi anni Vivendi ha implementato una nuova strategia focalizzata sulla dismissione delle attività di telefonia e non solo per contrare risorse e attenzioni sul business dell’entertainment. In tal senso rientrano le cessioni multimiliardarie di Maroc Telecom, Sfr, Gvt e Activision Blizzard. La società ha mantenuto una presenza nella telefonia con partecipazioni minoritarie in grandi gruppi come Telefonica e Telecom Italia ma la sua intenzione è concentrarsi sui business molto redditizi di Universal Music e Canal Plus e magari di veicolarne i contenuti prodotti tramite accordi di collaborazione con le società di tlc partecipate.
Le tensioni tra il fondo e l’imprenditore bretone, dallo scorso giugno diventato presidente del consiglio di sorveglianza, sono state oggetto di un articolo de Les Echos. Peter Schoenfeld, fondatore di Psam, ha infatti negato di aver incontrato Bollorè per dirimere la questione. “Abbiamo chiesto un incontro diversi mesi fa. Sono state fissate una serie di date, ma sono state tutte cancellate. Abbiamo proposto una videoconferenza, ma Vivendi non ha risposto”, ha affermato il gestore al quotidiano transalpino.
“Non c’è nessuna malafede: il nostro obiettivo non è quello di smantellare Vivendi. Noi non lavoriamo neanche di concerto con azionisti stranieri per prendere il controllo del gruppo”, ha aggiunto Schoenfeld.