MOBILE

Boom dati, Vodafone lavora a mini-data center direttamente sulle torri

Secondo indiscrezioni sarebbero già in corso i test con l’Imperial College di Londra. Si punta a migliorare il servizio dati usando data center locali. Ma serviranno forti investimenti

Pubblicato il 21 Lug 2014

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Vodafone e il dipartimento di informatica dell‘Imperial College di Londra stanno testando la possibilità di usare dei piccoli data center posti direttamente presso le torri di trasmissione per migliorare l’erogazione dei servizi dati ai consumatori e rispondere al boom della domanda da parte dei terminali mobili. Lo rivela oggi il blog del Wall Street Journal.

Attualmente gli smartphone comunicano con le torri degli operatori tramite un segnale radio, che è poi spedito ai server degli operatori stessi. Questi data center sono spesso posizionati lontano dalle torri. Ma con applicazioni mobili che comportano un sempre maggiore consumo di dati, come il video streaming, la qualità del servizio dati è un fattore competitivo importante per i carrier e la distanza tra la torre di telefonia e il data center potrebbe diventare un aspetto fondamentale nell’infrastruttura di una telco.

Tutti gli operatori cercano soluzioni “creative” per rispondere alla crescita del traffico dati. Portare i data center vicino alle torri, o stazioni base, potrebbe consentire la gestione di più ampi volumi di traffico a velocità maggiori.

Al Mobile World Congress di Barcellona dello scorso febbraio Ibm e Nsn hanno annunciato che stanno congiuntamente lavorando alla prima piattaforma al mondo di “edge computing” mobile che può gestire applicazioni direttamente dall’interno di una stazione base mobile.

Come riporta il Wsj, Vodafone è interessata alla tecnologia hardware e software sviluppata da Ibm ed Nsn: si tratta di una delle piattaforma che il gruppo britannico sta considerando, anche se per il momento solo nella fase di test. Il carrier, secondo maggiore operatore mobile del mondo dopo China Mobile, non ha invece rilasciato commenti in merito ai test sulle proprie innovazioni hardware in questo ambito.

L’Imperial College di Londra, università pubblica, è uno dei primi centri in Gran Bretagna per la ricerca scientifica e tecnologica sui mini-data center locali. Alexander Wolf, professore della facoltà di Informatica dell’università londinese, rivela che diversi operatori telecom stanno studiando la possibilità di usare piccoli data center presso le torri invece degli attuali siti remoti. Se questi mini-data center locali dovessero entrare sul mercato, secondo Wolf, risolverebbero anche i problemi della latenza e migliorare così la qualità del servizio, per esempio nel caso dell’erogazione dati in un evento sportivo presso uno stadio.

Il professore indica che da un punto di vista tecnico l’hardware è pronto, mentre per il software occorrerà ancora lavorare qualche anno. Ma soprattutto, i carrier dovranno spendere, perché creare i mini-data center presso le torri ha un costo: Wolf parla di “forti investimenti”, pur senza specificare quanto. “I consumatori sono pronti per questa innovazione; non è detto che gli operatori telecom lo siano”, aggiunge il professore.

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