L’addio al registro degli installatori di reti wi-fi e Adsl, contenuto nel “decreto del Fare” approvato dal Governo Letta, piace ad Assoprovider, l’associazione dei piccoli internet provider, che da tempo è scesa in campo per la cancellazione dell’albo. Di fatto, la cancellazione del registro installatori consentirà ad aziende e privati, che ne hanno le capacità tecniche, di installare in autonomia i router e gli apparati necessari per collegarsi alla Rete. “Il decreto del “Fare” (69/2013), pur scontentando coloro che si aspettavano qualcosa di innovativo nel campo dell’economia Digitale, ha messo fine ad un capitolo che per diversi anni ha impedito una reale e libera concorrenza nel settore degli impianti di networking avvantaggiando un ristretto gruppo di aziende a discapito della moltitudine di operatori del settore e dei cittadini”, dice Dino Bortolotto, presidente di Assoprovider, che nelle scorse settimane aveva fatto un appello al ministro per lo Sviluppo Economico Flavio Zanonato per eliminare la “gabella”.
Il Governo Letta ha di fatto concluso l’iter iniziato dal Governo Monti, “cancellando l’orribile impianto legislativo, che di fatto rendeva illegale la maggior parte delle reti di computer private, caricando ogni cittadino del rischio di trovarsi con sanzioni da 15mila euro a 150mila euro per aver collegato da sé il proprio router Adsl ai computer in azienda”, prosegue l’associazione, che nei mesi scorsi ha portato avanti in maniera decisa la battaglia per l’abolizione del registro, definito come una “tassa occulta per le aziende”.
“Il Decreto Legislativo n. 198 rappresentava la classica mostruosità normativa che sovente il legislatore, senza volerlo, introduce in un settore economico senza avere una precisa idea delle implicazioni che questo comporterà nella vita delle imprese e dei cittadini – aggiunge Bortolotto – Assoprovider nella sua lunga storia ha spesso portato alla luce le incongruenze di un Paese in cui troppo spesso si parla di liberalizzazioni ma che nella realtà non si agisce in questa direzione, mantenendo schemi di un economia passata che bloccano e burocratizzano, nel peggiore dei modi, specifici settori economici”.
“Nel caso del DL 198 e dell’ex DM314, anch’esso conseguentemente passato a miglior vita (con l’abolizione dell’art 2 e 3, prevista dall’articolo 11 del Decreto del Fare, “Liberalizzazione dell’allacciamento dei terminali di comunicazione alle interfacce pubbliche”” ndr) la nostra associazione ha ottenuto una meritata vittoria – prosegue Bortolotto – grazie alla caparbietà con cui da sempre ha combattuto per evidenziare le incongruenze presenti di alcune leggi e codici in materia di libero mercato e telecomunicazioni. Dai primi comunicati del 2006 fino alla forte presa di posizione successiva alla pubblicazione della relazione ai risultati della consultazione pubblica dell’aprile 2011, documento nel quale pur venendo evidenziate le forti criticità espresse dalla maggior parte del mondo economico, si manteneva vivo l’impianto regolamentare del DL 198 senza sostanziali recepimenti delle osservazioni ricevute”.
“Grazie al portale Tris della Commissione Industria della Comunità Europea (portale della regolamentazione tecnica europea) è stato però possibile ottenere il documento finale dell’impianto regolamentare e portarlo all’attenzione della classe politica, dapprima ai ministri del Governo Monti che di fatto ha avviato l’iter per l’abolizione, bloccandone l’esecutività evitando la pubblicazione in G.U. prevista per maggio 2012 e poi inserendolo all’ordine del giorno dell’ultimo consiglio dei ministri di Dicembre 2012 – chiude la nota –
Al Governo passato e all’attuale va il nostro grazie per la sensibilità dimostrata, ricordiamo però che altri temi di libertà sono sui loro tavoli di lavoro e che la nostra associazione sarà sempre presente e collaborativa quando le finalità del loro agire saranno a favore del libero mercato e lo sviluppo delle imprese, di ogni dimensione”.