Nessuna pendenza nelle consegne. Nessuna remunerazione per servizi non effettuati. E nessun mancato rispetto del contratto. Fastweb in una nota rimanda al mittente – alcuni media e organi di stampa – le accuse sui ritardi e le inefficienze riguardo alle consegne dei braccialetti elettronici in relazione al contratto in essere con il Ministero degli Interni (appalto per gara pubblica) per il triennio 2018-2021.
“Da alcune notizie circolate, anche a seguito dell’Interpellanza urgente 2-01022 discussa alla Camera dei Deputati lo scorso 15 gennaio, si evincerebbe che Fastweb non abbia fornito il numero di braccialetti previsto dall’appalto. In virtù di questa non corretta interpretazione dei fatti e dell’oggetto del contratto, Fastweb coglie l’occasione per fare chiarezza sulle attività oggetto del contratto”.
Tanto per cominciare Fastweb chiarisce la questione della quantità di dispositivi oggetto dell’appalto e delle relative modalità di consegna: “Il contratto non prevede la consegna mensile di un quantitativo predefinito di braccialetti elettronici alle autorità di pubblica sicurezza bensì – come stabilito dal disciplinare di gara – un servizio “chiavi in mano di monitoraggio a distanza di soggetti sottoposti a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria mediante l’utilizzo di strumenti di sorveglianza elettronici”, evidenzia la società puntualizzando che “il contratto stabilisce altresì che il servizio erogato deve consentire, mensilmente, l’attivazione media di un numero di 1.000 di dispositivi con la capacità di attivarne anche il 20% in più” (quindi fino a un massimo mensile di 1.200 braccialetti elettronici al mese). Il quantitativo – puntualizza Fastweb – dipende dunque “da quanto richiesto di volta in volta dalle Forze di Polizia in conseguenza delle disposizioni dei magistrati che sono l’unica autorità competente a disporre misure di restrizione della libertà personale o alternative al carcere”.
E l’azienda ci tiene a sottolineare che “in nessun caso è stata disattesa da parte di Fastweb una richiesta di attivazione di braccialetto elettronico”, ricordando inoltre quanto dichiarato dal vice ministro Vito Crimi in occasione della discussione relativa all’Interpellanza urgente 2-01022. “Alla data odierna – ha riferito Crimi – non risultano richieste pendenti da parte dell’Autorità Giudiziaria, in quanto tutte le istanze presentate sono state gestite o programmate”.
L’azienda guidata da Alberto Calcagno puntualizza inoltre che su richiesta- lo scorso 10 aprile – da parte del Commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus (a seguito di una richiesta del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia) di attrezzarsi per attivare 1.600 braccialetti elettronici in più, i braccialetti in questione sono complessivi e non su base mensile e sono aggiuntivi rispetto a quelli previsti dal primo contratto per far fronte alla pandemia in corso e quindi ad esigenze derivanti dalla necessità di ridurre i contagi negli istituti penitenziari.
“Sperando di aver chiarito che il numero di braccialetti in uso dipende non da una carenza di dispositivi ma esclusivamente dalle attivazioni e disattivazioni disposte dalle Autorità competenti e sottolineando che la remunerazione della società è correlata alle attività effettivamente svolte, Fastweb – conclude la nota – auspica di aver risolto ogni dubbio sulla vicenda e sull’assoluto corretto svolgimento del contratto da parte della società”.