Il Brasile batte Moody’s. Ieri notte l’agenzia ha declassato da Baa3 a Ba1 a livello “spazzatura” il rating di Telecom, ma le indiscrezioni sul valore (9 miliardi) di una possibile cessione di Tim Brasil fanno volare il titolo in Borsa che oggi ha superato il 7% per poi chiudere a +6,24% a 0,6555 euro – per un momento è stato sospeso per eccesso di rialzo e poi riammesso alle contrattazioni. “La vendita dell’asset sarebbe oggetto di valutazioni interne in una fase preliminare”, spiega un gestore. “L’azione negli ultimi minuti ha fortemente accelerato in scia ai rumors su Tim Brasil”, concorda il capo di una sala operativa.
Secondo Moody’s con le dimissioni di Franco Bernabè “è aumentata l’incertezza per quanto riguarda la capacità della società di rafforzare il proprio bilancio in misura sufficiente a mitigare la tendenza al tendenza al calo nelle sue entrate nazionali e del margine operativo lordo”.
“Il gruppo è solido a livello industriale e finanziario”, replica Telecom in una nota. C’è una “forte generazione di cassa, un margine di liquidità per 12,8 miliardi di euro e redditività tra le più alte del comparto” aggiunge la nota. La generazione di cassa (espressa come differenza fra margine operativo lordo ed investimenti), «negli ultimi 5 anni è stata pari a 32 miliardi” e “nello stesso arco di tempo, a fronte di 25 miliardi di euro di investimenti complessivi nei Paesi in cui opera, ha ridotto il proprio indebitamento nella misura di 7,6 miliardi di euro” ricorda la nota di Telecom. “La riduzione del debito è sempre stata e continuerà a essere una priorità per Telecom Italia, nell’ambito di un percorso di sviluppo sostenibile delle attività industriali” assicura il gruppo.
“Nel corso degli anni Telecom Italia ha perseguito un approccio prudente alla gestione dei rischi finanziari, mantenendo un margine di liquidità almeno pari alle scadenze del debito dei successivi 18/24 mesi – a fine giugno il margine di liquidità era pari a 12,8 miliardi – e adottando una documentazione contrattuale relativa ai propri finanziamenti priva di clausole di step-up o di accelerazione nel rimborso del capitale legate al rating”. Infine “la redditività rimane ai massimi livelli riscontrabili nel settore, essendo al 30 giugno 2013 pari al 38,9% a livello di Gruppo e ben al 48,7% per quanto riguarda le attività sul mercato domestico”.
Per Banca Akros la decisione di Moody’s di tagliare il rating a junk, “era ampiamente attesa e viene subito dopo un inconcludente Cda e le dimissioni del presidente esecutivo. Altre agenzie di rating potrebbero far seguito, in assenza di una chiara direzione strategica che possa assicurare la prosecuzione di un deleveraging e preservare la redditività operativa”. Per gli esperti la revisione di Moody’s, inizialmente attesa per metà novembre, è stata accelerata per via dell’impasse tra gli azionisti Telco e il Governo. “Crediamo, al contrario, che la maggior parte degli esiti possibili – scorporo della rete, vendita di Tim Brasil, integrazione con Telefonica – avrà un impatto positivo sul profilo di credito di Telecom Italia”, sottolinea Akros, secondo cui a questo punto “una corporate action è più che mai necessaria. E’ attesa volatilità sul titolo”.
Secondo i calcoli di Equita Sim “Telecom può riguadagnarsi un livello ‘investment grade’ solo cedendo la sua quota in Tim Brasil ad almeno 8 miliardi euro oppure in almeno 3 anni di insistito deleverage”.
Per gli esperti il downgrade ha un “impatto sui conti Telecom” che potrebbe “arrivare al peggio a circa 220 mln di maggiori oneri finanziari al terzo anno, con un effetto di circa il 9% sull`Eps. Il titolo mantiene, anche in questo caso, multipli contenuti/attraenti. Tuttavia vediamo chiaramente il rischio che i multipli restino tali perché l`esigenza di rifinanziare oltre 3 mld annui sul mercato sub-investment grade espone Telecom alle incertezze legate all`effettiva liquidità di questo mercato. Pensiamo quindi che il titolo possa trattare con uno sconto del 10-15% rispetto alla nostra valutazione fondamentale di 0,65 euro per azione”.
Mediobanca Securities evidenzia che “chiaramente il downgrade non rappresenta una grande notizia, dal momento che questo potrebbe alzare le preoccupazioni sul debito del gruppo”. Gli esperti notano però “che il downgrade era parzialmente atteso dal mercato, anche se forse la tempistica è stata la maggiore sorpresa”; inoltre, “i risultati del 3* trimestre dovrebbero confermare i primi segnali di riduzione dell’indebitamento, l’impatto in termini di più alti oneri finanziari dovrebbe essere abbastanza limitato, circa 10 mln euro, e la società non dovrebbe avere bisogno di rifinanziare il suo debito nel breve dato il margine di liquidità”. La casa d’affari si aspetta che il management “presenti una nuova strategia per ridurre il debito”, ricordando che recentemente la stampa ipotizzava, tra le altre cose, la valorizzazione del business delle torri e della rete. Il downgrade da parte di Moody’s “vuol dire relativamente poco per TI nel breve termine. Certamente l’azione aprira’ in calo, ma dovrebbe recuperare nel corso della seduta”, pronosticava
Bernstein, secondo cui il taglio del rating avrà conseguenze politiche e “inevitabilmente accelererà i tempi di attività per Telecom, rendendola più, non meno, interessante da un punto di vista dell’equity”. Per gli analisti un aumento di capitale “sembra sempre molto improbabile: i principali azionisti non lo vogliono e il socio maggiore vuole una cessione di Tim Brasil”. Secondo Bernstein, del resto, la vendita di Tim Brasil “sarebbe positiva per gli azionisti di Telecom” e gli esperti ipotizzano un prezzo di almeno 7 volte l’Ebitda. Se si salisse a 7,5 volte l’Ebitda, la valutazione di Telecom di Bernstein sarebbe pari a 0,81 euro per le ordinarie e 0,69 euro per le risparmio (+0,12% a 0,4941 euro).