L'INTERVENTO

Tlc, Breton: “È tempo di cambiare il dna delle infrastrutture”

Il Commissario Ue: “Bisogna accelerare sulla realizzazione di un mercato unico e innovare la regolamentazione per garantire agli operatori un ritorno adeguato per i massicci investimenti che dovranno realizzare nei prossimi anni”. Focus anche sulla ricerca e sulla sicurezza delle reti

Pubblicato il 26 Feb 2024

Breton

Mercato unico digitale strumento chiave per cambiare il dna delle tlc europee e rilanciare la competitività in Europa. È questo il punto chiave dello speech con cui il commissario Ue al Mercato Interno, Thierry Breton, ha aperto il Mobile World Congress a Barcellona, evidenziando come le reti attuali non siano in grado di rispondere alle necessità legate a una transizione digitale sempre più veloce e complessa.

“La latenza oggi supera i 200 millisecondi ed è troppo lunga per garantire, ad esempio, un monitoraggio affidabile nella telemedicina o per prevenire incidenti tra veicoli connessi – ha detto Breton – Gli investimenti necessari per colmare il divario tra le reti di telecomunicazioni di oggi e l’infrastruttura digitale di domani sono massicci: non meno di 200 miliardi di euro per i prossimi sei anni, solo per completare il dispiegamento del 5G e della fibra”.

Ma a frenare la trasformazione non ci sono solo le capacità delle reti attuali. Obsoleto è anche l’attuale quadro normativo e dunque in grado di supportare i nuovi modelli di business e la fornitura di network as a service che si sta facendo strada

“Quindi è il momento di cambiare il dna della nostra infrastruttura di connettività”, ha avvertito Breton.

Sfruttare le potenzialità del mercato unico

“Gli operatori hanno bisogno di scalabilità e agilità per adattarsi alla rivoluzione tecnologica e ammortizzare i massicci investimenti richiesti – ha evidenziato Breton – Attualmente il nostro quadro normativo è troppo frammentato. Ci sono ancora troppi ostacoli alla creazione di un vero mercato unico delle telecomunicazioni soprattutto pr quel che rigarda acquisizione dello spettro, consolidamento e sicurezza”.

“Abbiamo bisogno di un vero mercato unico digitale per facilitare l’emergere di operatori paneuropei con la stessa scala e opportunità di business dei loro omologhi in altre regioni del mondo – ha spiegato – E abbiamo bisogno di parità di condizioni: perché in uno spazio tecnologico in cui le infrastrutture di telecomunicazioni e cloud stanno convergendo, non c’è giustificazione affinché non seguano le stesse regole”.

Per accelerare sul mercato unico la Ue “sta fissando una tempistica chiara per eliminare gradualmente le reti in rame entro il 2030, quando la fibra dovrebbe raggiungere tutte le famiglie europee in linea con la Digital Decade. Vogliamo garantire una trasformazione digitale tempestiva e realmente inclusiva”.

Fibra ottica e regolamentazione

Secondo Breton serve anche adattare la regolamentazione al nuovo ambiente in fibra ottica. “Basandoci sul Gigabit Infrastructure Act e sulla Raccomandazione Gigabit, bisogna ridurre l’onere amministrativo e fornire incentivi per un dispiegamento più rapido delle nuove tecnologie: passando da un controllo ex ante stretto dei mercati a uno più flessibile”.

Riflettori anche sul numero ottimale degli operatori. “Sfatiamo il mito del numero ottimale di operatori perché, no, non esiste un numero magico in questo campo. Data la convergenza di diverse tecnologie e servizi verso il continuum di calcolo, non possiamo avere uno sguardo ristretto sui mercati e sui loro attori”.

Infine la Ue dovrebbe dare alla politica dello spettro una vera dimensione europea e spingere aste “accessibili” e tempestive. “Nella corsa tecnologica verso il 6G, non possiamo permetterci ritardi nelle procedure di licenza dello spettro: non possiamo permetterci lo stesso esito delle aste per il 5G, dove, dopo 8 anni, il processo non è ancora completato”.

Infine bisogna europeizzare l’assegnazione delle licenze d’uso dello spettro, almeno per i satelliti.

Ricerca e sicurezza delle reti

Le altre due azioni chiave riguardano gli investimenti in ricerca e la strategia per rendere più sicure e resilienti le reti.

Sul fronte ricerca, Breton ha ricordato che l’Europa è già una potenza nella ricerca ma che ora serve accelerare per diventare leader nelle tecnologie d’avanguardia. “Ecco perché, in linea con l’approccio di sostenere la creazione di un ecosistema europeo di innovatori con il Connected Collaborative Computing e 3C Network”.

L’obiettivo generale sarà garantire che l’investimento nel dispiegamento di reti come servizio non sia un fine in sé, ma un abilitatore di servizi e applicazioni effettivi “made in Europe” in settori come la salute, l’energia, l’agricoltura, i trasporti. Due i progetti pilota su larga scala sui quali la Ue ha intenzione di lavorare, oltre alla citata e-health: mobilità e smart communities.

Su microelettronica e clous, Breton annuncia la promozione di un Ipcei ad hoc per il continuum di calcolo.

Per salvaguardare le applicazioni critiche dai rischi di potenziali attacchi, la Ue deve sviluppare strategie per passare a un’infrastruttura digitale a prova di quantistica. “Il primo passo in questa direzione è lo sviluppo di standard europei di crittografia post-quantistica e poi il loro dispiegamento in tutta Europa. Presenteremo presto una raccomandazione a tal proposito”, ha annunciato il commissario.

Per quanto riguarda i cavi sottomarini, Breton la ricordato il varo della raccomandazione la scorsa settimana per garantire una mappatura coordinata tra gli Stati membri delle risorse di cavi e per realizzare una Cable Security Toolbox che definisca misure di mitigazione specifiche per ridurre i rischi, le vulnerabilità e le dipendenze, in particolare dai fornitori ad alto rischio.

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