Una volta tanto non è Google il gigante “cattivo” nel mirino
dell’antitrust. Come noto, nei giorni scorsi sei dei maggiori
rivali del motore di ricerca di Internet –Apple, Microsoft,
Research in Motion, Emc, Ericsson e Sony — si sono uniti e hanno
vinto il prezioso portafoglio di brevetti di Nortel Networks,
mettendo sul piatto un’offerta (4,5 miliardi di dollari) che ha
di gran lunga superato quella presentata in precedenza da Google
(900 milioni).
Ora però le autorità federali antitrust americane vogliono capire
se Google, spesso accusata di abusare della sua leadership nella
ricerca Internet, sia a sua volta vittima di una concorrenza sleale
da parte della coalizione di aziende che si è aggiudicata i
brevetti Nortel perché queste “potrebbero in modo scorretto
bloccare lo sviluppo del suo sistema operativo mobile Android”,
come riferito da fonti confidenziali al Washington Post.
Inoltre, secondo gli esperti, l’asta dei brevetti Nortel
dimostrerebbe le falle del sistema brevettuale americano, dove
anche le idee più vaghe e generiche possono ottenere il marchio
dal governo e restare protette per anni. Così le aziende si armano
di veri arsenali di brevetti per avviare o, al contrario,
scongiurare costose cause legali. Il risultato, continuano gli
esperti, è che le aziende dotate di ricchi portafogli di brevetti
possoni usarli per affondare i rivali, mentre le aziende che ne
sono prive rischiano di essere “fatte a pezzi” in
tribunale.
La battaglia combattuta sul campo dei brevetti è iniziata solo in
anni recenti e precisamente quando la lotta per dominare l’arena
della telefonia mobile è diventata più serrata. Google Android ha
rapidamente conquistato l’ambita posizione di sistema mobile più
utilizzato al mondo, superando gli Os di Apple iPhone e dei
BlackBerry di Rim.
Di qui un'accesa battaglia per scalzare il predominio di
Android che si è presto allargata dal mercato ai tribunali. Apple
è in causa con Htc, Samsung e Motorola, tutti produttori di
telefoni con piattaforma Android. Oracle ha chiesto 6,1 miliardi di
dollari in una causa contro Google, sostenendo che Android violi i
suoi brevetti Java. Microsoft ha fatto causa a Motorola per la sua
linea di telefoni Android.
In questa corsa ai brevetti la telco canadese in bancarotta Nortel
Networks ha subito acquisito un ruolo di primo piano, grazie a un
portafoglio di circa 6.000 brevetti che coprono un’ampia gamma di
tecnologie mobili e Internet. Google, che ha un patrimonio di
brevetti esiguo se paragonato a quello di altre aziende
tecnologiche che esistono da più anni, ha offerto in primavera 900
milioni di dollari per comprare la proprietà intellettuale di
Nortel.
Nella corsa si è inserito poi un gruppo chiamato Rockstar Bidco
mettendo sul piatto una cifra nettamente più alta: 4,5 miliardi di
dollari. Dietro questo nome si celavano le grandi rivali di Google
della telefonia mobile.
La vendita ha subito suscitato le preoccupazioni degli esperti e
delle autorità americane che vigilano sulla concorrenza.
L’American Antitrust Institute ha mandato una lettera al Justice
Department chiedendo di avviare un’inchiesta sulla vendita dei
brevetti Nortel alla coalizione anti-Google.
“Perché il portafoglio Nortel vale cinque volte di più per
questo gruppo di aziende messe insieme che per Google da sola?”,
obietta Robert Skitol, avvocato antitrust della law firm Drinker
Biddle. “Perché tre concorrenti orizzontali possono collaborare
e allearsi in questa operazione, anziché competere tra di
loro?”.
Non è chiaro che cosa le sei aziende della coalizione faranno con
i brevetti Nortel o come li divideranno tra loro. Potrebbero anche
venderli ad altre aziende, tenerli come arma difensiva contro
potenziali cause o usarli per muovere causa a rivali come
Google.
“Ma ciò che colpisce è che ci sono tre delle quattro maggiori
piattaforme per smartphone che si uniscono contro la quarta”,
nota Brian Kahin, senior fellow della Computer & Communications
Industry Association. “I brevetti dovrebbero servire per il
proprio profitto economico, non come strumento legale”.