Broadband, l’allarme dell’Itu: “Solo all’1% nei Paesi poveri”

Il segretario generale Touré: “L’Ict strumento per l’accesso ai prezzi più economici a cibo, istruzione, salute. Serve spingere per elevare la banda larga a servizio universale”

Pubblicato il 03 Set 2010

Per avere una connessione su banda larga fissa nella Repubblica
Centrafricana occorre pagare un prezzo quasi 40 volte più alto del
salario mensile medio. La situazione è di poco migliore in
Etiopia, Malawi, Guinea, Niger (quest’ultimo è il Paese più
caro in assoluto al mondo se si considerano tutte le tecnologie di
comunicazione, fisse e mobili). Al contrario, Macao in Cina è il
posto più economico per avere il broadband fisso (costa lo 0,3%
dello stipendio mensile medio), ma è quasi altrettanto conveniente
in Israele, Hong Kong, Stati Uniti e Singapore.

Queste le disparità messe in luce dal nuovo report dell’Onu,
pubblicato in vista dell’incontro del 19 settembre a New York
“UN 2010 Millennium development goals summit. "La nostra
sfida più grande è garantire a tutti accesso alla banda larga a
prezzi abbordabili”, afferma Hamadoun Toure, segretario generale
dell’International telecommunications union (Itu), su Bbc
News.

I Millennium development goals di cui si discuterà nel summit di
New York sono una serie di obiettivi volti a ridurre la povertà
nel mondo e a migliorare lo standard di vita globale di qui al
2015. Si tratta di obiettivi legati all'istruzione, alla lotta
alle malattie, alla promozione dell'uguaglianza tra i sessi, ma
anche all'accesso alle tecnologie della comunicazione. I
progressi compiuti ad oggi sono contrastanti. Tra cinque anni,
alcuni Paesi avranno centrato tutti i target; altri, soprattutto
Paesi in via di sviluppo, potrebbero mancarli tutti.

Secondo Toure, le tecnologie possono essere usate per
"accelerare" il cammino verso lo sviluppo: "Per me
l’Ict è un’opportunità per centrare i target”. In
particolare, sostiene Toure, la banda larga e la connettività a
prezzi economici potrebbero essere usate per creare programmi di
e-health e e-learning, utili per raggiungere chi vive in aree
rurali e remote. "Non dobbiamo fossilizzarci su annose
questioni: occorre dare priorità alle strutture sanitarie o
all’Ict? Sono più importanti il cibo o la tecnologia,
l’istruzione o la banda larga? Per me, le Ict sono lo strumento
per avere accesso, ai prezzi più economici, a tutto il resto:
cibo, istruzione, salute”.

L’Itu stima che la penetrazione della banda larga fissa è al di
sotto dell’1% in molti dei Paesi più poveri e i costi di accesso
possono superare il 100% del reddito mensile medio. Una disparità
inaccettabile, per Toure, con i Paesi più ricchi, dove circa il
30% delle persone ha accesso alla banda larga a un costo inferiore
all’1% del reddito medio mensile.

Diverse le prospettive offerte dalle comunicazioni mobili. Servizi
sanitari e di altro tipo, come quelli bancari, possono essere
erogati anche tramite sms. L’Itu calcola che nel mondo ci sono 5
miliardi di abbonati mobili e secondo Toure nel 2012 verrà
raggiunta la "connettività globale": tutti acccederanno
alle comunicazioni senza filo. Ma il nodo resta la penetrazione
della banda larga. “Non esiste più un digital divide in termini
di telefonia, bensì di broadband", nota Toure. “E
l’ampiezza di banda è importante per erogare certi
servizi”.

Per questo il segretario generale dell’Itu sta spingendo le
nazioni del mondo a riconoscere la banda larga come servizio
pubblico e a lavorare perché ogni cittadino abbia l’accesso.
Finora 30 Paesi hanno aderito. “L’accesso al broadband – e
all’informazione – dovrebbe essere elevato a diritto umano
universale", conclude Toure.

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