In Italia i servizi di soccorso continuano a non disporre delle
informazioni che permettono di identificare il luogo da cui
provengono le chiamate al 112 effettuate a partire da telefoni
cellulari, contrariamente a quanto prevede la normativa Ue e
nonostante la sentenza della Corte di giustizia del gennaio
scorso.
La denuncia arriva dalla Commissione europea, che ha deciso di
inviare all'Italia una lettera di messa in mora, secondo passo
della procedura Ue, invitandola a conformarsi alla sentenza della
Corte e a rendere disponibili ai servizi di soccorso le
informazioni sull'ubicazione del chiamante per tutte le
chiamate al 112. L'Italia rischia una multa se il caso dovesse
approdare di nuovo alla Corte. «Per un funzionamento efficace del
numero unico europeo di emergenza 112 è fondamentale che i servizi
di soccorso possano conoscere l'ubicazione del chiamante»,
afferma in una nota Viviane Reding, commissario europeo alle
telecomunicazioni. «Nella maggior parte degli Stati membri questo
servizio è già operativo e non ci sono motivi per cui
l'Italia non possa metterlo a disposizione dei suoi
cittadini.
La Commissione – prosegue il commissario – deve portare avanti il
procedimento di infrazione contro l'Italia, sia per garantire
l'osservanza della sentenza della Corte di giustizia sia
perché la possibilità di conoscere l'ubicazione esatta di chi
chiama il 112 è uno strumento che può contribuire a salvare vite
umane in situazioni di emergenza». Qualora non si conformi entro
due mesi a questa richiesta, il nostro Paese corre il rischio di
essere multato per mancato rispetto della sentenza della Corte