BT rischia di dover pagare un assegno da oltre 230 milioni di sterline al fisco brasiliano. Dopo lo scandalo fiscale che ha coinvolto il gruppo in Italia, si potrebbe abbattere una nuova grana sul futuro della telco britannica, e in particolare della divisione Global Services. Le autorità brasiliane, riporta il Financial Times, contestano il mancato pagamento delle tasse su alcune attività come l’affitto di apparecchiature e servizi tecnologici. Tra importi dovuti, interessi e sanzione si arriva a una cifra di 232 milioni di sterline.
Il Brasile è uno dei Paesi interessati dai 35 procedimenti giudiziari che, ha rivelato la società in occasione della presentazione dell’ultimo bilancio annuale, contestano il mancato pagamento delle tasse sulle attività internazionali.
La compagnia sostiene di aver “argomentazioni forti nel merito per difendersi dalle accuse” e si dice decisa a rispondere “in modo vigoroso” alle contestazioni mosse dal fisco brasiliano. L’ingresso della compagnia nel mercato carioca risale al 2007, quando BT acquisì la compagnia locale Comsat nell’ambito di un processo di espansione internazionale.
Proprio le attività del gruppo inglese fuori dai confini britannici sono finite al centro di un fuoco incrociato che ha riguardato recentemente Hong Kong e soprattutto l’Italia. La gestione di BT Italia è stata contestata dal gruppo con una denuncia, mossa ad aprile per sollecitare un’indagine sul comportamento di alcuni ex top manager che, sostiene BT, avrebbe danneggiato la società per 530 milioni di sterline, più dei 145 milioni ipotizzati a ottobre 2016. Dallo scoppio dello scandalo italiano il gruppo ha avviato una verifica sulle attività della divisione internazionale, da cui è scaturito un progetto di uscita da diversi mercati nei prossimi due anni.
Si tratta, sottolinea il Financial Times, del secondo piano di ristrutturazione di ampio respiro nell’arco degli ultimi 10 anni. Luis Alvarez, ceo della divisione Global Services negli ultimi 5 anni, ha annunciato l’addio ad inizio mese. Sarà rimpiazzato da Bas Burger, head of BT business in Nord-America, Canada e America Latina. Ma l’uscita di Alvarez non è l’unica conseguenza pesante degli scandali fiscali: la società ha annunciato il taglio di 4mila posti di lavoro, che non a caso riguarderà principalmente la divisione Global services.