Una convocazione da parte dell’azienda per trovare soluzioni alternative ai licenziamenti. È l’auspicio espresso da Slc, Fistel e Uilcom dopo lo sciopero dei lavoratori di BT oggi a Milano. La mobilitazione è stata convocata dai sindacati contro la decisione del colosso britannico di licenziare 147 lavoratori nel nostro Paese, 67 dei quali a Milano. Proprio nel capoluogo lombardo c’è stato un presidio, a partire dalle 11, davanti alla sede del consolato britannico. Si tratta della seconda giornata di sciopero in questa vertenza, dopo quella che si è svolta il 10 ottobre.
Secondo i sindacati è “inaccettabile l’atteggiamento di chiusura che l’azienda ha tenuto finora, rifiutandosi aprire a soluzioni non traumatiche, come il ricorso ai contratti di solidarietà, in modo da mantenere gli attuali livelli occupazionali”
Il timore dei lavoratori è che “i tagli al personale nascondano la volontà di abbandonare l’Italia per spostare all’estero le attività. Una scelta che sarebbe determinata anche dal ritardo del nostro Paese negli investimenti per le reti di nuova generazione. Un ritardo che preoccupa anche il sindacato, per le ricadute sul settore e sull’intera economia nazionale”.
Slc, Fistel e Uilcom hanno richiesto un tavolo di confronto al Mise sulla vertenza BT.
Intanto in Italia BT innova la sua strategia. L’operatore sta per passare da Mvno a Full Mvno, vale a dire un operatore mobile virtuale – che sfrutta rete e servizi di uno dei 4 operatori mobili italiani – ma che è anche indipendente per Sim card e numerazioni, e che gestisce interamente il servizio. E per far questo cambierà, nel corso del 2014, operatore di riferimento: non più Vodafone, ma proprio Tim. L’accordo è stato siglato ad agosto.
“Il concetto importante confermato anche da questo passaggio da Mvno a Full Mvno – spiega al Sole 24 Ore, l’Ad Gianluca Cimini – è che BT Italia continua a voler svolgere un ruolo da leader nel mercato enterprise, e che continua a investire sull’Italia, altro che disimpegno”. Parole che puntano dritte verso la mobilitazione di oggi. “Affrontando certi discorsi – precisa Cimini – non possiamo non far riferimento a quello che è diventato il mercato delle Tlc negli ultimi 5-6 anni. Per quanto ci riguarda, abbiamo cercato di ridisegnare i processi al fine di guadagnare efficienza e marginalità. E l’abbiamo fatto anche pensando a un piano industriale focalizzato non solo sui tagli”.