Sei anni fa Bt enunciava il concetto di Cloud of Clouds, una vision secondo la quale l’operatore globale di Tlc puntava a rendere interoperabili tutte le offerte as-a-service che pian piano cominciavano a riempire una piazza che oggi è estremamente affollata. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti: dati e applicazioni sfrecciano lungo le reti di tutto il mondo, e le aziende fanno sempre più affidamento su Internet per gestire su scala internazionale l’accesso e l’utilizzo di Erp, suite di produttività, strumenti di collaboration e abilitare programmi di smart working. D’altra parte, la proliferazione di punti d’accesso e il crescente valore delle informazioni raccolte nei database hanno stimolato la cybercriminalità, con attacchi hacker sempre più frequenti e al tempo stesso mirati. La vision di Bt ha dovuto evolversi di conseguenza. E oggi che sembra compiuta, la divisione Global Services – quella che si occupa di servizi di comunicazione e connettività per il segmento enterprise a livello globale – è solo all’inizio di una continua trasformazione a cui le aziende stesse devono aderire se vogliono cogliere appieno i vantaggi del Cloud.
I driver tecnologici che guideranno Bt Global services per il 2019 sono stati condivisi oggi dal top management della filiale italiana, in occasione di un incontro dedicato alla stampa specializzata che si è tenuto nella sede milanese del gruppo. Aprendo i lavori, Andrea Bono, Country Manager di BT per la Penisola, ha ricordato che la divisione genera cinque dei quasi 24 miliardi di sterline di fatturato annuo, con circa 5200 clienti in tutto il mondo, di cui 800 grandi multinazionali seguite direttamente e senza intermediari dal gruppo. “I tre filoni su cui si concentrano i nostri servizi sono quello della Cloud network infrastructure, sostenuto dal programma DyNs, quello della Cloud collaboration, che fa leva sulle partnership con player di rilievo, a partire da Microsoft e Cisco, e quello della Sicurezza, fondato sulle nostre skill ed expertise e su un network di 15 Security Operation Centre, a cui fanno capo circa 2600 professionisti attivi su scala globale”, ha detto Bono.
Ed è sul primo e sul terzo tema che si sono concentrati i manager di Bt. In collegamento da Londra, Keith Langridge, Vice President Network Services, è entrato nel merito delle soluzioni per le infrastrutture di rete, spiegando in che modo si è evoluto il Multi protocol label switching (Mpls) di Bt. “Il Cloud ha cambiato radicalmente il modo in cui si sviluppa il traffico in rete, quindi abbiamo costruito degli strumenti che aiuteranno i nostri clienti a creare nuovi servizi mettendo insieme funzioni che magari sono collocate fisicamente in data center diversi, configurandole quindi in una vera ottica multivendor”. Nell’ambito del programma DyNs (Dynamic Network Services) Bt ha implementato le offerte Network Function Virtualization (Nfv) e Software Defined-Wan (Sd-Wan). Nfv consente di implementare servizi come il routing e il firewalling come fossero moduli software su hardware commerciale standard. In altre parole, le funzionalità di rete virtualizzate sono gestite insieme ai processi di It management, come installazioni software orchestrate da remoto, e disaccoppiate dagli upgrade hardware. Sd-Wan è una soluzione complementare, e si concentra sul controllo e sulla gestione remota degli elementi di rete attraverso un software centralizzato più potente, che può occuparsi di ciascuno degli elementi distribuiti. L’idea alla base dell’offerta di Bt è quella di consentire un controllo delle policy più articolato, sia rispetto al network provider sia, potenzialmente, sul fronte delle applicazioni dei clienti. “È questo l’approccio che ci darà un certo vantaggio nei prossimi anni”, ha precisato Langridge. “Potremo offrire ai nostri clienti visibilità in real time sull’efficienza e sullo stato dei network, ma anche l’opportunità di aggregare servizi diversi per realizzare un sistema di gestione delle reti su misura”.
Durante l’evento è andata in scena una demo che ha mostrato le potenzialità di un altro strumento al servizio delle performance di rete, Agile Connect, realizzato su tecnologie Sdn (software-defined networking) BT e Nuage Networks di Nokia. Agile Connect permette agli amministratori di assegnare gerarchie e priorità ad applicazioni specifiche, in modo che in presenza di congestioni di rete, queste possano sfruttare nel miglior modo possibile la banda disponibile scegliendo i percorsi migliori.
Rispetto al tema della sicurezza, Stefano Vismara, Head of Sales Security, ha spiegato che il gruppo investe ogni anno 40 milioni di sterline in ricerca & sviluppo su strumenti ad hoc, potendo fare leva su un network globale che registra circa 125 mila attacchi al mese e che ha una capacità di monitoraggio dell’evoluzione delle minacce in tempo reale. “L’intera rete di Bt non è solo sicura by design, è anche un’incredibile fonte di intelligence”, ha detto Vismara. “A maggio 2017, per esempio, l’epidemia Wannacry ha avuto un effetto nullo sui nostri clienti: scoperto e identificato dal nostro Security Operation Centre spagnolo, il ramsomware è stato bloccato prima che potesse fare danni, mentre altre aziende hanno dovuto aspettare diverse ore prima che venissero sviluppate contromisure adeguate per rispondere all’attacco”. Un approccio riversato anche su una delle ultime soluzioni proposte da Bt per le aziende che anche rispetto alla sicurezza puntano sulla Nuvola: Cloud Siem (Security Incident and Event Management) raccoglie continuamente dati in grado di descrivere cosa sta avvenendo in tempo reale sulla rete aziendale e quindi di rilevare in anticipo attività potenzialmente rischiose, minacce e tentativi di attacchi.