Il gruppo BT contiene le perdite del 2020 grazie al boom di domanda di contratti per la banda ultra-larga, favorita dai lockdown decisi per contenere la pandemia di Covid-19.
Nei tre mesi terminati il 31 dicembre il colosso britannico delle Tlc ha riportato Ebitda rettificato di 5,6 miliardi di sterline, in calo del 5%, e ricavi in flessione del 6% a 16 miliardi di sterline. L’utile netto reported prima delle tasse supera 1,5 miliardi ma rappresenta un crollo del 17%; l’utile reported dopo le tasse è pari a 1,2 miliardi (-16%).
Le perdite si legano soprattutto all’attività consumer e alla crisi innescata dal coronavirus: le restrizioni sugli spostamenti e le chiusure dei locali hanno coinvolto anche i negozi BT e i pub che trasmettono i canali di BT Sport. La domanda è stata tuttavia sostenuta dalle connessioni in fibra, che fanno capo alla divisione infrastrutturale Openreach.
Il futuro non punta solo sulle nuove reti, 5G incluso, ma sulla trasformazione digitale: BT ha annunciato la creazione di una nuova divisione tecnologica chiamata “Digital”, che guiderà il programma di innovazione del gruppo a partire dal 1 aprile 2021. Come si legge in una nota per i media, Digital si occuperà della trasformazione dell’It, dei processi e dell’intera attività di Bt e dello sviluppo di nuovi prodotti, piattaforme e servizi in grado di garantire la crescita futura dell’azienda.
La spesa di capitale è aumentata del 5% nei secondi nove mesi del 2020 e ammonta a 3 miliardi di sterline: BT ha aumentato gli investimenti soprattutto nella rete fissa e mobile.
Le sfide di Philip Jansen
La strategia digitale rafforza la posizione del ceo Philip Jansen, che si prepara a un semestre cruciale per la sua azienda. Il regolatore di mercato Ofcom pubblicherà entro aprile nuove regole da cui BT potrà calcolare l’utile che può trarre dai suoi investimenti nella rete in fibra (12 miliardi di sterline finora).
Nelle prossime settimane BT dovrà anche sborsare centinaia di milioni per i diritti sul calcio (la Premier League) e per le frequenze del 5G. La telco sta anche trattando le condizioni per sanare il deficit nel suo fondo pensioni, il più grande nel settore privato britannico. Intanto è atteso per l’estate (se arriverà come previsto il via libera del regolatore) il merger O2 e Virgin Media, rivali di BT.
Jansen ha detto che BT è sulla buona strada per rispettare l’obiettivo di 7,9 miliardi di sterline di Ebitda per l’anno 2022-2023 e ha assicurato che la Brexit non avrà impatti sull’attività della telco.
Digital e 5G per la crescita
La strategia del ceo include un piano di ristrutturazione già avviato da alcuni anni che ha l’obiettivo di tagliare dai costi annuali lordi 2 miliardi di sterline. A ciò si affiancano gli investimenti nel 5G, nella fibra e nella trasformazione digitale affidata alla divisione “Digital” per far breccia in mercati nuovi come la cybersicurezza e la Internet of things.
Gli azionisti dovranno avere fiducia e pazienza: niente dividendo fino al prossimo anno fiscale, in contrasto con quanto precedentemente annunciato. Ma Jansen ha promesso che gli investimenti previsti garantiranno la crescita futura.
Il 5G della telco britannica ha raggiunto 125 città e la base clienti ha superato quota 2,1 milioni.
Openreach, il veicolo che controlla la rete nazionale fissa, è la divisione più redditizia della telco con un valore stimato di oltre 22 miliardi di euro.
BT ha confermato che va avanti l’accordo siglato a fine 2020 con Tim. L’azienda italiana acquisirà le Business Unit italiane di BT che offrono servizi alla Pubblica Amministrazione e allo Small & Medium Business (Smb), ovvero le piccole e medie imprese.