Con gli apparecchi mobili scelti dai dipendenti ferve la produttività, aumenta l’innovazione, si creano opportunità di business inedite. È il lato positivo della storia, la sostenibile leggerezza dell’IT. Sono le aziende che vengono trasformate dall’utilizzo di tecnologie pensate in un primo momento per la casa e che oggi si traducono in risparmio ma anche in nuove opportunità.
Questo vuol dire essenzialmente l’utilizzo di smartphone alternativi a quelli tradizionali per l’azienda (segnatamente il Blackberry) e poi la rivoluzione dei tablet, che in tre anni ha cambiato completamente la faccia del mercato mobile. Come spiega Letterio Iachetta, responsabile del centro elaborazione dati di Fratelli Averna Spa di Caltanissetta, azienda storica del made in Italy con radici che risalgono addirittura all’ottocento e con il fregio di “fornitore della Real Casa”, che oggi accanto all’amaro unisce anche il sapore del dolce con l’azienda piemontese Pernigotti e poi dell’emiliana Casoni Liquori: “Abbiamo sempre investito molto sulle tecnologie: già nel 1983 gli agenti avevano un pc portatile M10 con l’accoppiatore acustico, il primo modem della storia. Negli anni novanta quando abbiamo capito che tutti avevano ormai il pc abbiamo lasciato la possibilità agli agenti di usare il proprio: abbiamo messo in piedi un sito web al quale si potevano collegare e caricare gli ordini. Poi gli strumenti si sono ulteriormente evoluti e oggi possono usare il tablet: abbiamo creato versioni ottimizzate del nostro sito per gli ordini già dall’anno scorso. Ci manteniamo in linea con l’innovazione tecnologica”.
Il tablet è una rivoluzione non solo per studenti e manager, per casalinghe e appassionati di casual gaming. Nelle aziende la forza vendite sta vivendo una vera e propria rivoluzione. A partire dai più piccoli, il tessuto delle Pmi italiane. “I miei agenti – dice Nicola Pucci, titolare della Lionplast di Firenze, piccolissima azienda che fa importazione diretta e commercio all’ingrosso di prodotti per la casa – coprono le zone con i loro iPad grazie ai quali posso aggiornare a distanza il catalogo, anche mentre lo mostrano ai clienti e prendere gli ordini. Tutto con facilità, leggerezza e senza costose soluzioni software dedicate”. I dati aziendali – catalogo e ordinativi – viaggiano sulla rete e abitano in applicazioni pensate per il mercato consumer.
“Una chiave importante – dice Davide Fania, cio e Business development manager di Copan – è la virtualizzazione dei desktop e la possibilità di rendere sicuro qualsiasi apparecchio utilizzato dai dipendenti”. Copan, che ha circa 350 dipendenti e fattura attorno ai 70 milioni, ha circa il 90% del mercato mondiale dei dispositivi da prelievo e preservazione dei campioni per laboratori analisi. “Per noi la sicurezza è fondamentale – spiega Fania – perché trattiamo dati sensibili, informazioni legate alla privacy. Senza contare le nostre proprietà intellettuali, il patrimonio aziendale che costituisce uno dei nostri asset fondamentali e che non vogliamo certo mettere in pericolo esponendolo ai rischi della rete “aperta” e di apparecchi che non conosciamo”. Le soluzioni di virtualizzazione riducono quasi a zero qualsiasi rischio: i dati “vivono” solo sul server e, dopo l’autenticazione, vengono semplicemente “visti” su pc o tablet. Se un pc venisse smarrito o rubato, anche forzando il disco rigido non si troverebbe alcuna informazione sensibile.